Martedì 10 luglio 2018 a Manta (CN) presso Agrion, Fondazione per la ricerca, l’innovazione e lo sviluppo tecnologico dell’agricoltura piemontese si è tenuto il consueto incontro tecnico sull’albicocco arricchito quest’anno dal ciliegio, dove Lorenzo Berra e Davide Nari hanno presentato le novità della sperimentazione varietale. Presenti molti operatori del settore, in particolare produttori, tecnici frutticoli e vivaisti. Il ciliegio è presentato per la prima volta per rispondere alle richieste della filiera frutticola piemontese, molto interessata a questa drupacea minore.
Davide Nari ha iniziato i lavori con la caratterizzazione dell’andamento climatico 2018. Dai grafici dei dati meteo è emerso che, rispetto alla media storica dell’ultima decade, si sono registrati 250 mm di pioggia da inizio anno raggiungendo già gli insoliti 700 mm complessivi. Le temperature sono state piuttosto elevate a gennaio (+2 °C), al contrario basse a febbraio e marzo (-1,5 / -2 °C). Queste condizioni hanno posticipato le fioriture di una quindicina di giorni rispetto al 2017, le prime fioriture si sono infatti verificate il 24 marzo per la varietà Tornado. Le produzioni sono state di media entità, con una buona qualità complessiva. I frutti hanno mediamente un grado Brix in più rispetto al 2017, mentre l’acidità è in linea con il 2017.
“Ma cosa è cambiato nell’ultimo decennio per il settore delle albicocche? – Davide Nari risponde – L’allungamento del calendario di raccolta, l’elevato standard estetico, l’innovazione di prodotto con l’introduzione delle albicocche con il caratteristico colore ‘rosso scuro molto intenso e diffuso’ e di varietà tolleranti/resistenti a patogeni sono i fattori principali che hanno cambiato il settore e il panorama varietale, tuttavia restano alcune criticità della specie quali la costanza produttiva e la qualità globale, l’auto-incompatibilità, l’adattamento ambientale e la sensibilità ai due patogeni chiave (Sharka e batteriosi)”.
E’ poi seguita una carrellata di slide sulle varietà in sperimentazione, durante la quale Nari ha indicato vantaggi e svantaggi di ognuna e, in particolare, si è soffermato su quelle che potrebbero essere interessanti per il Piemonte. “Il livello estetico delle cultivar è elevato – conclude Nari – ma è necessario valutare bene gli altri parametri quali la regolarità di produzione, la tenuta di maturazione in pianta, la consistenza della polpa, il sapore, la conservabilità, poiché è inutile avere un frutto con un bel colore quando tutti gli altri parametri non sono soddisfatti”.
Tra le più interessanti si confermano, tra le precoci, Mediabel, che ha confermato produttività elevata e costante con buona qualità complessiva dei frutti. In epoca Laycot, storica cv di riferimento, si è distinta anche negli impianti pilota in pieno campo Bergeval® Aviclo*, cultivar francese resistente a Sharka, autofertile. L’albero è di facile gestione con regolarità di produzione. Molto buono il sapore dolce. Tra le varietà tardive, Farbela*, varietà di nuova introduzione, è stata avviata alla sperimentazione estesa. E’ una varietà autofertile di facile gestione, produce frutti di grossa pezzatura con fondo aranciato e sovraccolore rosso vivo. La polpa è di buona consistenza e il sapore è dolce.
Lorenzo Berra ha proseguito i lavori presentando il ciliegio, che in Piemonte occupa una superficie di circa 300 ettari ma sta crescendo l’interesse da parte della filiera e potrebbe rappresentare un’importante opportunità di differenziazione di prodotto. Il calendario di maturazione inizia qualche giorno prima della storica Burlat (inizio giugno) che rimane la varietà di riferimento soltanto per le epoche di maturazione precoce e si chiude circa 30 a 40 giorni dopo. La maggior criticità della specie è rappresentata dall’elevata sensibilità di alcune cultivar al cracking dei frutti causato da precipitazioni in prossimità della raccolta. La sensibilità a questa fisiopatia è una delle principali discriminanti da considerare per la scelta varietale. Anche nella gestione fitopatologica non mancano i problemi, primo fra tutti la Drosophila suzukiiche può compromettere fortemente la produzione, soprattutto nei confronti delle varietà a maturazione tardiva. “Nella progettazione dei nuovi impianti – prosegue Berra – occorre considerare la chiusura totale con apposite reti, anti pioggia e anti insetto, che rendono gestibili le criticità della specie, ma hanno costi elevati. Il portinnesto più idoneo alla cerasicoltura piemontese è il Gisela® 5 che garantisce un buon equilibrio vegeto-produttivo e ben si adatta anche agli impianti più fitti”.
E’ poi seguita la descrizione delle varietà in prova presso l’azienda sperimentale. In epoca precoce si sono distinte la francese Folfer e l’italiana Sweet Aryana® PA1UniBo*. Mariant* Giant Red® rimane una delle cv di riferimento per la pezzatura e la qualità complessiva. Alta la sensibilità a cracking. Interessanti le prime osservazioni su Sweet Lorenz® PA3UniBo*, con frutti di ottima consistenza e buon sapore. Kordia Attika® rimane una delle più diffuse in Piemonte grazie alla buona adattabilità e alla bassa sensibilità al cracking. L’albero è vigoroso con portamento espanso, regolarmente produttivo e di facile gestione. Buona la pezzatura dei frutti, di aspetto attraente con caratteristico peduncolo lungo che facilità la raccolta. Ottime la consistenza e il sapore della polpa. Tra le tardive si segnalano Fertard* e la autofertile Sweet Stephany®PA6UniBo* che maturano in epoca Regina. In valutazione per entrambe la sensibilità a cracking e la regolarità di produzione. Chiude il calendario la storica Regina che ha sempre garantito ottime produzioni di buona qualità con scarsa sensibilità a spaccature.
Infine, ha concluso i lavori Graziano Vittone il quale ha focalizzato l’intervento sui costi di impianto, che nel ciliegio sono molto alti in funzione anche del numero di piante a ettaro. Sono in prova alcuni impianti pilota con distanze d’impianto ridotte (3,5 x 0,8 m), dove si superano le 3.500 piante a ettaro. I costi in questo caso arrivano a 110mila euro a ettaro, con evidenti incognite sui tempi di ammortamento. Gli investimenti sono comunque alti anche con distanze di impianto più tradizionali (4,5 x 2). La copertura con reti anti pioggia e anti insetto incidono molto e i costi arrivano a 90mila euro a ettaro. Interessanti i dati relativi ai costi di produzione del ciliegio appena aggiornati che, con una produzione di 13 ton a ettaro, sono di 1,7 euro al kg.