Ne parliamo con il coordinatore dei tecnici frutticoli della Fondazione Agrion, Luca Nari
I cambiamenti climatici insieme alle emergenze fitosanitarie (cimice asiatica, moria del kiwi ecc) sono oggi temi di grande attualità e di certo l’agricoltura è uno dei settori più interessati dai mutamenti cui assistiamo ormai nella quotidianità.
Come sta dunque affrontando il problema un settore importante come quello frutticolo? Cosa sta facendo la Fondazione Agrion in termini di ricerca e sperimentazione? Quali sono le opportunità offerte dalle ultime attività di ricerca?
Ne parliamo con Luca Nari, classe ’83, di recente nominato coordinatore dei tecnici frutticoli della Fondazione Agrion.
Partiamo dal suo lavoro in Fondazione, cosa significa essere Coordinatore dei tecnici Frutticoli? In che cosa consiste il suo lavoro?
“La mia filosofia di lavoro – spiega Luca Nari – è quella di continuare l’attività dei miei predecessori, Graziano Vittone e Aldo Galliano, i quali, ad inizio anni ’90, hanno dato origine al coordinamento tecnico frutticolo in Piemonte, gettando di fatto le basi per la moderna produzione integrata piemontese. Contemporaneamente, la mia attività si concentrerà sulle nuove tecnologie cercando di sperimentare le più recenti innovazioni disponibili per far fronte alle problematiche che sempre più interessano il settore, proprio come il cambiamento climatico in atto. Un primo step di lavoro si avrà con i tecnici del coordinamento frutticolo, in questo settore Agrion sta infatti lavorando per dotarli di strumenti tecnologici smart (Applicazioni smartphone e altro ancora) che consentano di verificare in tempo reale in campo dati climatici e evoluzione biologica degli insetti fondamentali per la loro attività di consulenza.”
Al “coordinamento tecnico frutticolo” si segue passo dopo passo tutta la stagione vegetativa con l’obiettivo di dare ai produttori le indicazioni necessarie per portare a casa il miglior prodotto possibile nel rispetto dell’ambiente. Al tavolo partecipano 30 tecnici frutticoli operanti su tutto il territorio piemontese e settimanalmente si affrontano e gestiscono le principali avversità delle diverse specie frutticole. Il lavoro del coordinatore consiste proprio nel cercare una sintesi alla discussione sulle diverse tematiche e concretizzare il tutto in un’indicazione tecnica che i tecnici trasferiranno successivamente ai loro frutticoltori.
Oltre alle problematiche più di routine, che si affrontano da anni in Piemonte (ex. Ticchiolatura delle mele, Carpocapsa ecc), oggi giorno si deve fare i conti con anomali andamenti climatici ed emergenze fitosanitarie mai riscontrate prima in Piemonte (cimice asiatica ecc). Qui il lavoro si complica in quanto la velocità con cui le nuove problematiche si instaurano sul territorio è tale da non permettere una gestione razionale dei nuovi fenomeni. In quest’ottica l’istituzione del “coordinamento frutticolo” risulta fondamentale in quanto consente di condividere in tempo zero con i tecnici le osservazioni di campo e attivare le necessarie collaborazioni (in primis Settore Fitosanitario regionale) per limitare al minimo le conseguenze negative.
Tornando al tema iniziale, il settore ortofrutticolo che cosa sta facendo per far fronte ai cambiamenti climatici e le nuove emergenze fitosanitarie?
“Il settore sta cercando di limitare le conseguenze dell’anomalo andamento climatico che in questa fase alterna periodi di calura eccezionali a trombe d’aria e grandine devastanti per le colture. Le piante passano rapidamente da uno stress termico e idrico a fulminei allagamenti che mettono a dura prova la fisiologia e la produzione della pianta. In questo contesto è l’actinidia che sta pagando il più alto prezzo in quanto le ondate di caldo registrate a metà giugno e fine luglio hanno pesantemente aggravato la situazione della “moria del kiwi” determinando il collassamento generalizzato d’interi impianti”.
“Affrontare il cambiamento climatico in atto è davvero dura e si cerca di limitare al minimo i danni. In quest’ottica la gestione agronomica (irrigazione, concimazione ecc) messa in atto dalle aziende diventerà sempre più importante in quanto si dovrà garantire alle piante il miglior equilibrio vegeto produttivo in funzione di condizioni ambientali sempre più estreme.”
Per quanto riguarda le emergenze fitosanitarie i lavori sono in corso e si lavora di concerto con Settore Fitosanitario, Università e altri enti di ricerca. Le attività sono numerose e l’obiettivo è quello di velocizzare, con apposite sperimentazioni/ricerche, l’acquisizione di nuove conoscenze necessarie a fronteggiare le diverse emergenze.
In concreto, quali sono le azioni che state portando avanti sul cambiamento climatico? E in termini di ricerca? Che cosa si sta facendo?
“L’intero settore frutticolo sta cercando di ‘gestire’ il cambiamento climatico con apposite strategie di adattamento quali ad esempio la realizzazione d’impianti irrigui sempre più efficienti (microirrigazione), impiego di sensoristica di ultima generazione che consentono un elevato risparmio e razionalizzazione della risorsa idrica. Inoltre, la costruzione d’impianti antigrandine dimensionati per resistere a venti e grandine mai registrati prima in Piemonte.”
“Per quanto riguarda la sperimentazione e ricerca si sta già lavorando con il Politecnico di Torino al fine di prevedere e dunque poter meglio gestire questi andamenti climatici anomali. Per fare esempi concreti: la sperimentazione di sensori per il monitoraggio dell’umidità del terreno che permettano di pilotare l’irrigazione in funzione delle reali esigenze della pianta, o ancora sensori wireless di monitoraggio, che consentono una previsione delle gelate primaverili.”
E in futuro? Quali saranno le linee guida del vostro lavoro?
“Per affrontare il cambiamento climatico sarà fondamentale collaborare con partner di elevato profilo scientifico, cercando di condividere con loro esperienze e tecnologie utili a prevedere e monitorare in tempo reale lo stato delle colture e del clima. La modulazione delle pratiche agronomiche in funzione di dati rilevati in campo sempre più precisi e puntuali sarà un punto cruciale per il futuro delle aziende frutticole e consentirà loro di limitare al minimo le conseguenze degli stress ambientali. Il recente accordo con il Politecnico di Torino rappresenta un importante punto di partenza in questa direzione. Da qui ai prossimi anni si cercherà di portare il know how ingegneristico messo a disposizione dal Politecnico direttamente nelle prove di Agrion con lo scopo di venire incontro alle esigenze di tutto il settore. Non solo il Politecnico, ma anche le collaborazioni in corso da anni con l’Università di Torino (DISAFA), Agroinnova e le più recenti con i centri di ricerca come Laimburg e Fondazione Mach risulteranno essenziali per il futuro, per cercare di affrontare il cambiamento in atto con consapevolezza e innovazioni concrete, al servizio degli agricoltori. “ Stesso discorso vale per le emergenze fitosanitarie. Agrion ha bisogno di collaborare e scambiare conoscenze ed esperienze con altri gruppi di lavoro italiani ed europei. Solo con questa sinergia sarà possibile trovare soluzioni pratiche ed efficaci nei confronti di nuove avversità e fisiopatie che mettono a rischio annualmente le nostre produzioni.