Venerdì 2 dicembre a Manta (CN) presso Agrion, Fondazione per la ricerca, l’innovazione e lo sviluppo tecnologico dell’agricoltura piemontese, si è tenuto il consueto incontro tecnico di fine anno “Ricerca e innovazione in frutticoltura”. Un’occasione di condivisione importante per relazionare ai tanti operatori del settore, produttori e tecnici frutticoli presenti, le principali attività di ricerca in Frutticoltura svolte da Agrion nel corso dell’anno 2022.
Dopo i saluti iniziali del presidente di Agrion Giacomo Ballari e del coordinatore tecnico-scientifico Lorenzo Berra, che ha moderato l’intero incontro, la mattinata ha avuto inizio con l’intervento del ricercatore Davide Nari che ha fatto il punto sulle ultime acquisizioni varietali e dei nuovi portinnesti del melo.
Innovazione varietale melo, pero e portinnesti: ultime acquisizioni della sperimentazione
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Dall’analisi dell’andamento della superficie melicola piemontese emerge un trend positivo. I dati Istat 2022 indicano una superficie che supera i 7.000 ha, pari al 40% dell’intera superfice frutticola piemontese.
L’assetto varietale piemontese conferma la dominanza del gruppo Gala che raggiunge, nel 2022 il 44% del totale delle mele piemontesi.
Crescente è la diffusione delle varietà gestite sotto formula “club” che a oggi rappresentano il 13% della superfice melicola piemontese, così come le varietà resistenti alla ticchiolatura, portatrici del gene Vf (Rvi6) coltivate su circa 500 ettari, pari al 6.5%.
Tra le numerose novità varietali presentate, le più interessanti sono Gala Fensoon* e Wildfire® Gala, cloni di Gala che hanno mostrato un significativo anticipo di maturazione di 15 giorni rispetto ai mutanti di riferimento oggi coltivati.
Tra le resistenti si confermano interessanti le prime produzioni in epoca precoce di CIV M35, cultivar che matura in epoca Gala, bicolore di ottimo sapore molto dolce e aromatico. Lory® Inogo*, cultivar di origine francese Golden simile che matura qualche giorno dopo il riferimento.
Per quanto riguarda i portinnesti, sono numerose le novità in sperimentazione, con particolare attenzione, oltre che alle performance vegeto-produttive (vigore ed efficienza produttiva), anche a tolleranze/resistenze alle numerose problematiche emergenti e non, come il colpo di fuoco batterico e l’afide lanigero. Tra i portinnesti su cui sono concentrate le attenzioni durante la presentazione vi sono: Geneva® G11, Geneva® G41, Geneva® G213 e M200.
È seguito poi l’intervento della ricercatrice Valentina Roera che ha descritto la situazione del pero in Piemonte iniziando dall’inquadramento delle superfici: attualmente gli ettari coltivati sono 1465 di questi circa il 52% è a conduzione biologica.
Tra le criticità emergenti, che possono limitare la futura diffusione della specie, si è segnalato il Colpo di fuoco batterico. Tuttavia l’innovazione varietale mette oggi a disposizione varietà e portinnesti tolleranti a questa patologia. Tra le più interessanti vi sono Harrow Gold*, cultivar simile a William che matura una decina di giorni prima e Harovin® Sundown*, cultivar che matura in epoca Abate, molto produttiva e con ottime caratteristiche qualitative dei frutti.
Anche dal fronte dei portinnesti non mancano materiali tolleranti a Erwinia amylovora come quellidella serie Farold®, caratterizzati da un vigore di poco superiore al riferimento cotogno BA29.
L’afide lanigero: situazione territoriale e strategie di difesa alternativa in sperimentazione.
L’incontro è proseguito con l’intervento del ricercatore Alessandro Bevilacqua, che ha fatto il punto sull’afide lanigero del melo presentando la situazione territoriale e le attività sperimentali realizzate durante il 2022.
L’afide lanigero (Eriosoma lanigero) continua ad essere una problematica sempre più diffusa e di difficile contenimento sia per la produzione biologica che per quella integrata. Le temperature autunnali (settembre-ottobre), mediamente più elevate rispetto al passato, determinano un prolungamento dell’attività vegetativa delle piante, e dell’attività trofica del fitofago, mentre le temperature invernali, tendenzialmente più miti, ne facilitano lo svernamento in chioma e determinano un anticipo del ciclo biologico. È stato inoltre osservato come il suo limitatore naturale, l’imenottero parassitoide Aphelinus mali, arrivi nel meleto troppo tardi (da metà giugno), ovvero quando i danni sono già in parte compiuti. A questi fattori, si sommano poi la riduzione di principi attivi disponibili, le distanze d’impianto sempre più ridotte che favoriscono un ulteriore sviluppo dell’afide, e la necessità, nella più parte dei meleti, di contrastare la cimice asiatica, causando una riduzione del limitatore naturale A. mali.
L’attività sperimentale svolta si è posta come obiettivo la valutazione dell’efficacia di strategie di difesa alternative mediante interventi autunnali localizzati al colletto, con principi attivi a ridotto impatto ambientale (es. olio minerale, ecc.) e in chioma, con sostanze attive di origine naturale ammesse in agricoltura biologica come la Beauveria bassiana (Naturalis) e l’estratto di ortica (Valesco).
Sono stati inoltre presentati i risultati relativi all’impiego dei sirfidi predatori (Episyrfus balteatus e Sphaerophoria ruppellii – società Koppert) rilasciati in un meleto biologico per il controllo di Eriosoma lanigerum, che hanno evidenziato un rallentamento dell’attività del fitofago (riduzione del numero del numero e della dimensione delle colonie). Trattandosi del primo anno di sperimentazione, i risultati esposti richiedono ulteriori approfondimenti.
Infine sono stati esposti i risultati di una prova sperimentale in cui sono state messe a confronto differenti strategie di contenimento dell’afide lanigero, con insetticidi inseriti nel disciplinare di difesa integrata e posizionati con diversi timing di applicazione. I risultati hanno evidenziato una buona efficacia della tesi in cui è stata eseguita la doppia applicazione dello spirotetramat utilizzato in miscela con olio minerale.
Tutti i metodi saggiati, hanno evidenziato un’efficacia più o meno elevata nel contenimento dell’attività del fitofago, ma non un suo completo controllo. Emerge dunque la necessità di integrare tra loro i mezzi tecnici a disposizione con una razionale gestione agronomica delle piante, una corretta programmazione dei prodotti ancora disponibili e la tutela dei predatori e/o parassitoidi naturali.
Forficule su drupacee: monitoraggio e risultato della gestione meccanica del suolo.
La ricercatrice Francesca Pettiti ha proseguito poi con un intervento sulla Forficula auricularia, ponendo l’attenzione su quelle che sono le principali misure preventive di contenimento attualmente disponibili. Per il primo anno, la forficula ha colpito anche il ciliegio, oltre che albicocco e pesco, a causa dell’anticipo del ciclo biologico dovuto alle alte temperature registrate già in primavera. Gli ultimi inverni più miti, inoltre, ne hanno favorito la sopravvivenza e, contemporaneamente, la revoca nel 2019 dell’unica esca registrata rende complicata la gestione dell’insetto. Nel 2022, Agrion ha seguito due filoni sperimentali: da una parte sono state valutate le lavorazioni dei terreni autunnali e primaverili, dall’altra sono state condotte delle prove di laboratorio su molecole registrate per altre avversità, ma che possono sortire un effetto collaterale su forficula. Alle lavorazioni del terreno, effettuate con il fine di disturbare il ciclo biologico del dermattero e diminuirne quindi la presenza in campo, è seguito un attento monitoraggio, da cui è emersa la differenza di presenza dell’insetto tra la tesi non lavorata e quella lavorata in autunno e in primavera.
Cocciniglie emergenti: Lecanio e Cocciniglia farinosa del pesco, misure preventive per il loro contenimento
È poi stato il turno del ricercatore Luca Nari, che ha proseguito con un intervento sulle Cocciniglie emergenti, il Lecanio e la Cocciniglia farinosa del pesco.
La cocciniglia a barchetta (Lecanio), le cui prime segnalazioni in Piemonte risalgono al 2018-2019, provoca ingenti danni ai frutti, causando un’eccessiva produzione di melata che favorisce lo sviluppo di fumaggini. Le temperature minime degli ultimi inverni, sempre più elevate, e la difesa messa in atto contro la cimice asiatica, hanno favorito ulteriormente la diffusione di questo fitofago. Con l’occasione Nari ha illustrato i risultati della sperimentazione realizzata dalla Fondazione che, attraverso l’utilizzo in bruno di una miscela di olio minerale e zolfo in un pescheto di Lagnasco (CN) che nel 2021 aveva registrato una forte infestazione, ha potuto evidenziare una considerevole efficacia della strategia impostata grazie a una significativa riduzione della presenza di cocciniglia.
La cocciniglia farinosa, invece, è un fitofago potenzialmente dannoso per piante da frutto come pesco, melo e vite in quanto può comportare lo sviluppo di marciumi e fumaggini nel frutto. Il danno di questa cocciniglia è prodotto dalla melata che viene prodotta sui frutti e dala successiva formazione di fumaggini. Inoltre, l’elevata fecondità delle femmine e la nascita scalare delle neanidi, per tutto il periodo estivo, rendono il suo contenimento molto difficoltoso.
Irrigazione e gestione della risorsa idrica: sperimentazioni in corso nei progetti WAPPFRUIT e IRRIGA-SMART
L’ultimo intervento ha riguardato il risparmio irriguo, una tematica quanto mai attuale quest’anno per la quale Fondazione Agrion è impegnata su diversi fronti con l’obiettivo di definire un metodo per la corretta gestione dell’acqua. Grazie all’utilizzo della sensoristica è oggi possibile caratterizzare idrologicamente un suolo e stabilire dei valori soglia di riferimento, corrispondenti all’acqua disponibile e a quella facilmente disponibile per le piante. L’attenzione non viene quindi più posta solo a ciò che succede in atmosfera, con il calcolo dell’evapotraspirato, ma anche alla definizione del serbatoio idrico presente nel terreno. Due sono i progetti in cui è coinvolta la Fondazione in tema di gestione dell’acquai: i progetti Wappfruit e Irriga-Smart.
Al progetto Wappfruit, in cui capofila è il Politecnico di Torino (https://elions.polito.it/home/projects-and-technology-transfer/wappfruit/), partecipano anche l’Università di Torino, Agrion e tre aziende agricole del territorio, con l’obiettivo di programmare un’irrigazione intelligente mediante l’impiego di un algoritmo basato sulla definizione del fabbisogno idrico delle piante che viene stimato attraverso la caratterizzazione idrologica del terreno. Il progetto Irriga-Smart prevede invece l’automazione dell’impianto irriguo attraverso l’utilizzo di pannelli fotovoltaici (messi a disposizione da Iscat – Eviso) per il pompaggio dell’acqua (Esi ha fornito i materiali per l’impianto irriguo). Tale impianto consente di calcolare la stima del fabbisogno idrico delle piante, tramite un algoritmo messo a disposizione dalla 3a.