Progetto ARA – AGRION RICERCA IN AGRICOLTURA 2022

La Fondazione Agrion è il Centro regionale di ricerca e innovazione riconosciuta e inserita nell’elenco degli Enti di ricerca nazionali aventi per oggetto statutario lo svolgimento o la promozione di attività di ricerca scientifica (DPCM di cui all’art. 14, comma 1, d. l. 14 marzo 2005).

Fondata nel 2014 per volere di Regione Piemonte e Union Camere Piemonte, soci fondatori, ha incorporato il centro regionale di sperimentazione CReSO (Cn) e la Tenuta Cannona di Carpeneto (Al) con i loro ricercatori e le conoscenze di ricerca applicata in frutticoltura, orticoltura, corilicoltura e vitivinicoltura.

La Fondazione promuove e realizza la ricerca, l’innovazione e lo sviluppo tecnologico, con particolare riguardo ai temi della qualità, della sicurezza alimentare, della sostenibilità economica e ambientale e della valorizzazione del territorio piemontese. Lo Statuto stabilisce obiettivi importanti, in linea con i principi dell’agricoltura sostenibile e prevede ricadute significative per il sistema agroalimentare regionale. L’attività di Agrion è armonizzata con le linee guida delle recenti strategie indicate dall’Unione europea in merito al “Green Deal”, alla conseguente “Farm to Fork” e a livello nazionale al PAN.

Agrion è organizzata in quattro sedi operative attrezzate con aziende sperimentali e laboratori:

  • Il centro ricerche per la frutticoltura a Manta (Cn) che è anche la sede amministrativa.
  • Il centro per l’orticoltura e i piccoli frutti a Boves (Cn)
  • Il centro per la corilicoltura a Cravanzana (Cn)
  • Il centro per la vitivinicoltura a Carpeneto (Al)

Le attività progettuali di seguito brevemente descritte rappresentano la ricerca di risposte ai bisogni di innovazione espressi dalle filiere. Vengono svolte attraverso collaudati protocolli scientifici che prevedono l’aggiornamento del percorso sperimentale con nuovi materiali e nuove tecniche di coltivazione (nuove varietà, innovative tecniche di potatura, strategie di difesa, ecc.). I progetti di seguito descritti rappresentano la miglior strategia per migliorare la sostenibilità e la competitività della produzione agricola piemontese e sono focalizzati su: innovazione varietale, architettura e gestione delle colture, difesa integrata e biologica dalle avversità, tecniche colturali ecosostenibili, valorizzazione del germoplasma locale, qualità e post-raccolta delle produzioni.

Le attività sono suddivise in singoli progetti che riguardano tematiche afferenti a Frutticoltura, Orticoltura, fragola e piccoli frutti, Corilicoltura e Vitivinicoltura.

Progetto I – Frutticoltura: Orientamento varietale dei fruttiferi

Le attività del progetto vengono svolte nel Centro Ricerche per la Frutticoltura di Fondazione Agrion, situato nel Comune di Manta (CN). La progettazione e, nello specifico, la scelta di specie, varietà e relativo portinnesto, più idonei per l’allestimento di un impianto frutticolo, gioca un ruolo fondamentale per la sostenibilità ambientale e la redditività delle aziende.

Obiettivi

Al fine di far convergere “sostenibilità economica” con “sostenibilità ambientale” delle produzioni, le attività dei centri ricerca si concentrano su diverse tematiche che contribuiscono a questi scopi, e, tra queste, vi è l’innovazione varietale.

La selezione di varietà a basso impatto ambientale di elevata qualità e, al contempo facilmente gestibili in pieno campo grazie a resistenze/tolleranze ai patogeni, chiave e facile governabilità del sistema pianta, è da considerarsi un elemento d’innovazione in continua evoluzione e aggiornamento. Rappresenta inoltre un importante contributo all’adattamento ai cambiamenti climatici attraverso la selezione di materiali con maggior rusticità e resilienza alle sempre più difficili condizioni pedoclimatiche.

La valutazione delle cultivar potenzialmente interessanti per il Piemonte è effettuata nell’azienda sperimentale, su una superficie di 8 ettari, attraverso collaudati protocolli di ricerca che permettono un efficace screening dei materiali modulato sulle reali esigenze del comparto.

I materiali in osservazione sono:

  • 210 cultivar o selezioni avanzate di melo
  • 46 di pero
  • 160 di pesco e nettarine
  • 60 di albicocco
  • 50 di ciliegio
  • 11 di susino
  • 27 ibridi interspecifici tra susino e albicocco
  • 3 di actinidia suddivisi tra le specie Actinidia chinensis var. deliciosa e Actinidia chinensis var. chinensis

 

Per la valutazione di nuovi portinnesti sono in prova: venti portinnesti di melo, sette di pesco, cinque di ciliegio, tre di susino, tre di actinidia e uno di pero.

Ulteriore innovazione è data dall’introduzione alla sperimentazione varietale di due nuove specie: noce e mandorlo che stanno registrando sul territorio regionale un elevato interesse.

Attualmente sono a diposizione per il confronto varietale 6 cultivar/selezioni di noce e 6 cultivar/selezioni di mandorlo.

I rilievi dei descrittori agro-pomologici che caratterizzano ogni singola varietà/selezione sono riuniti in apposite schede pomologiche messe a punto dai gruppi di lavoro e collaudate e migliorate nel corso degli anni.

Ogni specie ha i propri descrittori specifici ma l’ossatura della scheda è comune e permette di caratterizzare i genotipi e, dopo tre anni di osservazioni, di fornire un giudizio finale di conformità al superamento della prima fase di valutazione e l’eventuale passaggio alla sperimentazione estesa.

Le prove sui portinnesti prevedono i rilievi su: parametri fenologici (epoca di fioritura), attività vegetativa (dimensioni del tronco, emissioni di polloni, eventuali fenomeni di disaffinità), attività produttiva (stima della produzione per albero, pezzatura media dei frutti). I dati vengono raccolti in apposite tabelle e poi elaborati e presentati graficamente.

Risultati attesi

I risultati sono il tempestivo aggiornamento delle Liste di Programmazione varietali regionali con l’inserimento di cultivar che hanno superato la sperimentazione parcellare nel Centro Ricerche e di seguito la valutazione di pieno campo attraverso la sperimentazione estesa sul territorio.

Progetto II – Frutticoltura: Tecnica colturale

Obiettivi

Le attività di tecnica colturale sono volte all’espletamento delle direttive previste dal PAN che prevede si utilizzino tutti i metodi e mezzi produttivi e di difesa dalle avversità delle produzioni agricole, volti a ridurre al minimo l’uso delle sostanze chimiche di sintesi e a razionalizzare la fertilizzazione, nel rispetto dei principi ecologici, economici e tossicologici. La sperimentazione è condotta attraverso prove mirate ed allestite sulle problematiche evidenziate dai tecnici del coordinamento e dalle aziende agricole. Altre attività sono allestite per la verifica e l’innovazione delle tecniche produttive in ambito di difesa integrata e biologica. Tali attività sono inoltre funzionali all’aggiornamento del disciplinare di produzione integrata rilasciato ogni anno a cura del Settore Fitosanitario e Servizi Tecnico-Scientifici (SFR). Le attività progettuali sono svolte mediante l’impiego razionale di fitofarmaci a basso impatto ambientale, resi disponibili dalla ricerca di settore e dall’applicazione di innovative pratiche colturali.

Lo stretto collegamento con il comparto produttivo garantisce la tempestività della sperimentazione e della divulgazione impedendo il diffondersi di fitopatie e fitofagi, prima che queste diventino un’emergenza fitosanitaria accogliendo l’esigenza di limitare l’impiego dei mezzi chimici.

Risultati attesi

Nel complesso il progetto II mira a contribuire all’innovazione e alla diffusione di tecniche di difesa integrata e quando possibile biologica. A fine progetto si disporrà dei dati ottenuti dalla:

–           Valutazione dell’efficacia di differenti strategie per il contenimento di Taphrina deformans (Benk) su pesco in produzione integrata e in produzione biologica.

–           Verifica di efficacia di differenti strategie per la riduzione dell’inoculo svernante di Venturia inaequalis su melo.

–           Valutazione dell’efficacia di differenti strategie per il contenimento di Parthenolecanium spp. su pesco.

–           Verifica dell’attività collaterale di contenimento dell’afide lanigero mediante trattamenti localizzati al colletto, sia autunnali che primaverili.

–           Valutazione dei mezzi alternativi per la difesa biologica nel contenimento dell’afide lanigero e indagine bioetologica del parassitoide Aphelinus mali.

–           Verifica del contenimento del fitofago di recente introduzione Drosophila suzukii nei ceraseti piemontesi;

–           Valutazione dell’efficacia delle lavorazioni del terreno per il contenimento di Forficula auricularia su drupacee, nello specifico nettarine.

2.1 – Valutazione dell’efficacia di differenti strategie per il contenimento di Taphrina deformans (Benk) su pesco in produzione integrata e in produzione biologica.

La bolla del pesco (Taphrina deformans) rappresenta un’avversità storica per il Piemonte, dove in certe annate con condizioni climatiche a lei maggiormente favorevoli aggredisce la giovane vegetazione portandola a completo disseccamento. Per controllare questa malattia è necessario pianificare una strategia di difesa puntuale, intervenendo nei periodi a maggior rischio: caduta foglie e ripresa vegetativa.

Dall’attività sperimentale svolta in questi ultimi anni è emerso che nei pescheti convenzionali, l’applicazione del captano alla dose di 2,25 kg/ha nella fase fenologica di “punte verdi” e “scamiciatura” permette di controllare efficacemente lo sviluppo della bolla e che, in condizioni di pressione medio bassa della malattia, l’applicazione tardo autunnale del captano non risulta determinante nel contenimento del fungo patogeno. Facendo riferimento a sostanze attive utilizzabili nei pescheti a conduzione biologica, l’intervento con il rame a caduta foglie ed a rottura gemme e successivamente con lo zolfo a bottoni rosa, ha consentito una riduzione significativa dei sintomi rispetto al testimone di riferimento.

Alla luce del fatto che l’attuale revisione dei prodotti fitosanitari sta causando la progressiva riduzione  delle sostanze attive più efficaci contro questo patogeno, si è ritenuto opportuno continuare la sperimentazione, incentrando principalmente l’attività di ricerca, su sostanze attive utilizzabili in agricoltura biologica, tra cui il rame, lo zolfo e la zeolite, applicati in strategia e/o singolarmente. Verrà altresì mantenuta una tesi “convenzionale” come standard di riferimento.

2.2 – Verifica di efficacia di differenti strategie per la riduzione dell’inoculo svernante di Venturia inaequalis su melo

La ticchiolatura del melo  (Venturia inaequalis) è il fungo che ogni anno impegna fortemente i frutticoltori nella difesa della coltura durante l’intera fase vegetativa.

La ticchiolatura sverna sulle foglie colpite cadute a terra in autunno. Nel corso dell’inverno, ed in particolare con condizioni di elevata umidità dei mesi autunnali e di fine inverno, si verifica la maturazione degli pseudoteci e la preparazione delle ascospore. In Italia, la difesa nei distretti produttivi delle regioni centro-settentrionali, è basata su interventi di tipo preventivo poiché le condizioni pedo-climatiche sono particolarmente favorevoli alla malattia. Tali interventi mirano al contenimento delle infezioni primarie e vengono realizzati nel periodo di maggiore sensibilità primaverile.

Il potenziale d’inoculo risulta proporzionale all’attacco di ticchiolatura riscontrato l’anno precedente, pertanto, è facile intuire dunque come i mezzi di profilassi autunnale, tra cui l’eliminazione delle foglie cadute, possano risultare determinanti nel contenimento della malattia.

L’obiettivo della sperimentazione sarà la valutazione di metodi meccanici per l’eliminazione dell’inoculo svernante. Il primo metodo consiste nella raccolta e successivo allontanamento dal frutteto delle foglie cadute a terra, mediante l’utilizzo della macchina Canguro professional 1600, previo passaggio di una spazzolatrice, che consente di spostare le foglie dal sottofila all’interfila, al fine di rendere più agevole ed efficace la successiva operazione di raccolta. Il secondo metodo consiste nell’esecuzione di un intervento di trinciatura ed interramento delle foglie cadute a terra, con l’obiettivo di accelerare il processo di degradazione; anche in questo caso l’operazione sarà preceduta dal passaggio di una spazzolatrice sulla fila.

2.3 – Valutazione dell’efficacia di differenti strategie per il contenimento di Parthenolecanium spp. su pesco

Negli ultimi due anni, nei pescheti  e susineti piemontesi, è stato osservato uno sviluppo incontrollato della cocciniglia denominata comunemente cocciniglia a barchetta. La popolazione del lecanide, che fino a pochi anni fa, risultava nulla o sporadica, ha evidenziato un repentino incremento, arrivando, in taluni areali, a compromettere seriamente la produzione.

Le specie appartenenti al genere Perthenolecanium che si possono ritrovare su pesco sono due: Parthenolecanium cornii (Linnaeus) e Parthenolecanium persicae (Fabricius).  Entrambe svernano come neanidi di seconda età fissate alla corteccia dei rami delle piante ospiti ed alla fine dell’ inverno si spostano sui rami più giovani, dove, dopo aver compiuto un’ulteriore muta, passano allo stadio adulto. Nel corso dell’anno  P. cornii e P. persicae compiono rispettivamente, due ed una generazione. Queste cocciniglie attaccano rami e foglie e possono causare forti infestazioni, come osservato nel 2020 e nel 2021, rivestendo a manicotto interi rametti. Le forme giovanili, imbrattano foglie e frutti con la produzione di abbondante melata e successiva fumaggine, che rende i frutti incommerciabili.

Da bibliografia, gli interventi cruciali per il contenimento del lecanide devono essere posizionati a caduta foglie e/o a fine inverno, quando le neanidi svernanti, prive di scudetto, risultano più suscettibili all’azione degli insetticidi.

L’attività sperimentale avrà come obiettivo l’approfondimento della bioetologia di Parthenolecanium spp. mediante campionamenti periodici su piante colpite e la valutazione dell’efficacia collaterale di interventi insetticidi comunemente eseguiti nei pescheti nel periodo autunno-primaverile, per il contenimento di altri fitofagi, tra cui la cocciniglia bianca (Pseudaulacaspis pentagona).

2.4 – Verifica dell’attività collaterale di contenimento dell’afide lanigero mediante trattamenti, autunnali e primaverili, localizzati al colletto.

L’afide lanigero, Eriosoma lanigerum, è un fitofago originario del Nord America, laddove attacca l’olmo americano ed il melo. Dagli inizi del novecento si è diffuso in tutto il mondo, in Europa svolge un ciclo monoico eterotopo, in quanto vive esclusivamente su melo, localizzandosi nel corso della stagione su diversi organi della pianta (radici e chioma).

Questo fitomizo in precedenza causava problemi principalmente nei meleti a gestione biologica e su varietà di melo più vigorose, come la Fuji. Ma nel corso degli ultimi anni sta rappresentando una seria minaccia anche per i meleti piemontesi a conduzione integrata; ciò è dovuto sia alle condizioni climatiche degli ultimi anni, caratterizzate da inverni miti, primavere fresche ed autunni più caldi, che favoriscono lo sviluppo del fitofago dando origine ad infestazioni precoci ed a reinfestazioni tardive, provocando l’aumento del numer0 di neanidi svernanti a livello radicale, che alla sempre minor presenza sul mercato di sostanze attive con azione specifica nei confronti dell’afide.

Si è così presentata la necessità di mettere in atto nuove strategie di difesa, volte ad abbattere la popolazione svernante a livello radicale e a tal fine nel corso della presente attività verrà valutata la biologia dell’afide lanigero in particolare nella fase di migrazione delle neanidi dalle zone di ricovero (colletto/radici) verso la chioma e al contempo saranno realizzati trattamenti localizzati alla base delle piante per ridurne la presenza.

 2.5 – Mezzi alternativi per la difesa biologica nel contenimento dell’afide lanigero e indagine bioetologica sulla presenza del parassitoide Aphelinus mali.

L’afide lanigero del melo (Eriosoma lanigerum Haus.) è stato ed è a tutt’oggi un fitofago che risulta di difficile gestione e contenimento nei meleti piemontesi, soprattutto a conduzione biologica. Gli impianti recentemente convertiti al biologico, essendo stati in precedenza a conduzione integrata, presentano particolari caratteristiche molto favorevoli al lanigero come densità d’impianto elevate e cultivar suscettibili. Tali condizioni favoriscono il proliferare dell’afide, la cui presenza è ormai diventata un fattore limitante per la coltivazione biologica del melo. Saranno quindi opportunamente saggiati e messi a confronto metodi ecosostenibili per il controllo delle popolazioni di afide quali lavaggi con acqua e acido acetico a diverse concentrazioni, ripetuti nel corso della stagione, e l’utilizzo di prodotti ammessi in coltivazione biologica, nello specifico, il Naturalis, prodotto a base del fungo Beauveria bassiana (ceppo ATCC 74040), che agisce per contatto con un’azione  indirizzata verso tutti i diversi stadi di sviluppo del fitofago. Le spore devono aderire alla cuticola dell’ospite, in modo che possano avviarsi i processi biochimici di penetrazione con la produzione di enzimi chitinolitici. Inoltre, nel corso della prova, verranno svolte delle indagini al fine di incrementare le conoscenze sull’insetto antagonista, l’imenottero calcidide Aphelinus mali, già presente naturalmente nel nostro territorio.

2.6 – Monitoraggio Drosophila suzukii sul territorio.

L’attività è propedeutica alla pianificazione della strategia di difesa nell’ottica di ottimizzare gli interventi fitosanitari. L’attività di monitoraggio è indispensabile per fornire indicazioni precise e tempestive sul livello di rischio e sul corretto posizionamento degli interventi con l’obiettivo di ridurli. Negli ultimi anni è stata riscontrata una crescente presenza del fitofago nei ceraseti piemontesi, in particolare su varietà tardive, intaccando la produzione con picchi di danno sino al 30%.

Per il monitoraggio della popolazione, saranno posizionate trappole nei frutteti suscettibili all’attacco di questo moscerino.

Nel 2022 sarà condotto il monitoraggio del fitofago Drosophila suzukii in diversi impianti di ciliegio, distribuiti sul territorio del cuneese, ove la popolazione del dittero riesce all’invaiatura dei frutti ad arrecare cospicui danni alla produzione, come è emerso dalle perdite di produzione dei magazzini negli anni passati.

Gli esiti del monitoraggio saranno resi pubblici in tempo reale, a beneficio di tutti gli  interessati, attraverso il sito web di Agrion (attualmente in corso di aggiornamento).

2.7 Contenimento della Forficula auricularia

Le forficule, in particolare Forficula auricularia, sono da sempre conosciute come insetti onnivori utili o moderatamente dannosi secondo l’agroecosistema in cui vengono considerate. Nella maggior parte dei casi, negli impianti frutticoli sono considerati utili predatori di afidi e altri piccoli insetti fitofagi. Su alcuni fruttiferi, e in particolare su pesco e albicocco, in determinate annate possono arrecare rilevanti danni sia ai frutti, con erosioni sub-circolari, interessanti, nella maggior parte dei casi l’epicarpo e gli strati più superficiali del mesocarpo, sia ai germogli, con defogliazioni e distruzione di gemme.

La femmina, in autunno, scava un nido nel terreno nel quale depone da 50 a 60 uova. Le neanidi nascono in pieno inverno e dopo una fase gregaria si disperdono nell’ambiente. Le immagini compaiono nella tarda primavera. Saranno quindi saggiati metodi ecosostenibili per il controllo delle popolazioni attraverso le lavorazioni del terreno in modo tale da disturbare il ciclo biologico dell’insetto.

Progetto III – Orticoltura, fragola e piccoli frutti: Orientamento varietale

Obiettivi

La realizzazione di un impianto competitivo parte dall’individuazione delle varietà più performanti nei contesti produttivi di interesse. Per questo il Centro Ricerche per l’Orticoltura, Fragola e Piccoli Frutti di Fondazione Agrion, situato nel Comune di Boves (Cn) programma e realizza attività progettuali focalizzate sul confronto varietale tarato sulle peculiarità di ogni singola specie. Le attività progettuali partono dall’individuazione di nuove selezioni e varietà commercializzati dalle ditte sementiere e dai breeder. I materiali individuati vengono inseriti nei rispettivi campi prova per valutarne l’adattamento alle condizioni pedoclimatiche piemontesi e le potenzialità per ritenerli validi al rinnovamento e/o ampliamento varietale sia dal punto di vista produttivo che qualitativo. Questa fase di sperimentazione parcellare permette di ottenere una scrematura dei materiali che saranno avviati ad una seconda sperimentazione estesa con il maggior coinvolgimento di produttori, tecnici e operatori del settore. Questo doppio passaggio ha l’obiettivo di definire i “punti di forza” e le “criticità” dei diversi materiali a confronto con la creazione di apposite “liste di orientamento varietale” relative agli areali piemontesi e rispondenti alle esigenze dei mercati di riferimento.

Fragola e Piccoli Frutti

Le attività progettuali sono svolte interamente presso il Centro Sperimentale di Boves dove in appezzamenti dedicati a fragola e piccoli frutti vengono valutate le diverse accessioni:

  • Fragola

Per la valutazione delle nuove accessioni di fragola unifera ogni anno viene allestito un tunnel di coltivazione che ospita mediamente circa 40 di varietà e/o selezioni coltivati in tunnnel e la messa a dimora in terra. Per quanto riguarda la fragola rifiorente viene utilizzato un tunnel allestito con la tecnica del fuori suolo. Mediamente vengono testati 30 materiali coltivati su substrato (torba).

  • Piccoli frutti

48 materiali di mirtillo,

11 di lampone unifero,

20 di lampone rifiorente,

  6 mora di rovo,

12 di ribes,

  3 di uva spina.

 

Ortaggi

Considerando le esigenze particolari delle diverse specie oggetto di confronto e le condizioni pedoclimatiche che caratterizzano i diversi areali piemontesi, le verifiche sono condotte, in parte, presso il Centro Ricerche per l’Orticoltura di Boves (per quanto riguarda lo screening varietale patata da consumo fresco) ed in parte presso aziende di riferimento (pomodoro: 13 materiali prove varietali e 7 prove con portainnesti, 20 materiali di peperone ibrido mezzo lungo, circa 10 materiali di cavolfiore e 6 di zucchino).

Risultati attesi

I risultati sono l’aggiornamento delle Liste di Programmazione varietali regionali con l’inserimento di cultivar che hanno superato la sperimentazione parcellare nel Centro Ricerche e di seguito la valutazione di pieno campo attraverso la sperimentazione estesa sul territorio.

Progetto IV – Orticoltura, fragola e piccoli frutti: tecnica colturale

Obiettivi

Questo progetto ha come obiettivo l’aggiornamento delle tecniche produttive del disciplinare che il SFR rilascia con le norme di produzione  integrata nonché l’aggiornamento delle linee tecniche valide per l’agricoltura biologica.

Le attività di tecnica colturale sono volte all’espletamento delle direttive previste dal PAN che prevede si utilizzino tutti i metodi e mezzi produttivi e di difesa dalle avversità delle produzioni agricole, volti a ridurre al minimo l’uso delle sostanze chimiche di sintesi e a razionalizzare la fertilizzazione, nel rispetto dei principi ecologici, economici e tossicologici. 

La sperimentazione è condotta attraverso mirate prove allestite sulle problematiche evidenziate dai tecnici del coordinamento e dalle aziende agrarie e sulle innovazioni tecniche disponibili.

Nel 2022 saranno avviate prove di tecnica colturale su colture orticole, nello specifico sul cuor di bue e mirtillo. Per quanto riguarda le orticole saranno attivate due prove che riguarderanno il pomodoro cuor di bue. Il target relativo alla prima è la resilienza applicata alla gestione della fertilizzazi0ne su pomodoro cuor di bue. Nello specifico ci si propone di valutare il comportamento delle piante in regime di riduzione degli apporti di fertilizzanti di origine chimica.

Una seconda prova ha come obiettivo la messa a punto del corretto binomio nesto-portinnesto per ottenere il miglior comportamento vegeto-produttivo e verificare il comportamento nei confronti dei patogeni tellurici.

Sui piccoli frutti la prova che si intende avviare riguarda il mirtillo, coltura che negli ultimi anni ha fatto registrare notevoli incrementi di superficie. La prova avrà come obiettivo l’avvio di un confronto tra la tecnica di coltivazione tradizionale e quella realizzata in fuori suolo che sta registrando importanti aspettative da parte del comparto.

La globalizzazione e i mutamenti climatici influiscono su diffusione di nuovi patogeni o fitofagi. Tra questi di recente introduzione la Drosophila suzukii rappresenta al momento il fitofago più problematico per il comparto piccoli frutti (mirtillo, lampone, mora) e la fragola, che dal 2010 (anno di prima segnalazione) sono costantemente soggette all’infestazione di D. suzukii. I danni arrecati dal fitofago sono compresi tra il 5% e il 20% in mirtillo precoce, fragola unifera e lampone unifero. Più ingenti i danni a carico di mirtillo medio-tardivo, mora di rovo, fragola e lampone rifiorenti che, nelle situazioni più critiche, possono superare il 50%, andando a costituire una emergenza fitosanitaria che mette a rischio una delle filiere con le più interessanti prospettive di mercato.

Il costante e continuo monitoraggio delle popolazioni nei principali areali di coltivazione permette di informare i tecnici operanti sul territorio del potenziale rischio di danni alle coltivazioni e l’attivazione delle tecniche di difesa attiva con barriere fisiche per il contenimento dei fitofagi.

Risultati attesi

I risultati sono mirati al miglioramento della sostenibilità delle produzioni. In particolare si attende la riduzione dell’apporto di concimi nella coltivazione del pomodoro da mensa. Grazie al monitoraggio, i cui risultati saranno resi disponibili in tempo reale a tutti gli interessati attraverso il sito web di Agrion, sarà possibile elaborare un consiglio tecnico modulato sulla reale presenza del fitofago che permetterà una significativa riduzione degli interventi fitosanitari.

Grazie alla continua innovazione nella sperimentazione delle barriere fisiche sarà possibile ridurre o addirittura eliminare gli interventi fitosanitari.

Progetto V – Corilicoltura: Orientamento varietale

Obiettivi

L’obiettivo generale è quello di fornire utili indicazioni sulla qualità di nuove varietà o selezioni rese disponibili dalla filiera vivaistica che potrebbero essere utilizzati per arricchire il paniere varietale con materiali di elevata qualità generale idonei alla diffusione sul territorio piemontese.

Le attività del progetto vengono svolte nei Centri Ricerche di Fondazione Agrion, situati nei Comuni di Cravanzana (Cn) e Carpeneto (Al).

Come per gli altri centri, al fine di implementare il “pool varietale e clonale” presente in Piemonte, si continuerà ad effettuare un’esplorazione mediante ricerca bibliografica e contatti diretti con centri di ricerca internazionali che operano attivamente per il miglioramento genetico del nocciolo. Si valuteranno nuovi materiali oltre quelli già messi a dimora e provenienti dalle Università dell’Oregon (Tonda Pacifica, McDonald, Sacajawea, Yamhill e Wepster), di Perugia (Tonda Francescana) e di Torino (Cloni di Tonda Gentile:UNITO-AD 17, UNITO–MT5, UNITO-MT4 e UNITO-PD6).

Scopo della sperimentazione è quello di valutare, rispetto a TGT standard, l’adattabilità del materiale impiantato.

I costi di spollonatura sono tra i più elevati nella gestione di un corileto. Disporre di portinnesti non polloniferi rappresenta una soluzione ideale per questo problema. 

Presso i centri di ricerca di Cravanzana e Carpeneto si continuerà a valutare il portinnesto “Dundee”, selezionato presso l’Università dell’Oregon e derivato dall’incrocio tra Corylus colurna x Corylusa vellanae, innestato con TGT e cloni di TGT di UNITO-MT5.

Nel 2022, oltre al portinnesto “Dundee”, verranno messe a dimora piante di TGT innestate su Corylus colurna. Come portinnesto, il colurna, oltre alla totale assenza di polloni, presente una buona vigoria e una interessante rusticità generale (minor sensibilità alla siccità). inoltre c’è maggior disponibilità di materiale presso i vivai rispetto alla selezione Dundee (attualmente non reperilibile presso i vivaisti piemontesi). Ciò permetterà, negli anni successivi, di valutare l’affinità tra portinnesto e innesto, la forma di allevamento, la produttività ad ettaro e il comportamento vegeto-produttivo in condizione pedoclimatiche diverse. A tale scopo verranno messe a dimora per ciascuna sede parcelle di TGT innestate su portinnesto di colurna e parcelle di TGT come ecotipo a confronto.

L’obiettivo dell’attività, volto a rendere il sistema produttivo più economico e al tempo stesso più sostenibile a livello ambientale, è di sperimentare in pieno campo nell’areale rappresentativo della corilicoltura e in quelli di nuova espansione, varietà non pollonifere per ottenere un noccioleto in cui la gestione del suolo sia interamente meccanizzata e non sia necessario ricorrere a diserbo e spollonatura tradizionale.

Risultati attesi

I risultati sono l’individuazione del migliore clone di TGT in merito ad adattabilità e produttività nei diversi areali di coltivazione. La valutazione delle innovative varietà in prova e la verifica del comportamento dei portinnesti non polloniferi.

Progetto VI – Corilicoltura: tecnica colturale

Obiettivi

La progettazione del corileto è un aspetto estremamente importante per garantire produzioni di qualità e prevenire le problematiche fitopatologiche.

In quest’ottica, Agrion ha realizzato, presso la Tenuta Cannona di Carpeneto (AL), un noccioleto pilota nel quale si confrontano diversi sesti e distanze di impianto al fine di verificarne le potenzialità produttive in funzione dello sviluppo delle piante e il conseguente effetto di ombreggiamento delle chiome.

Nello specifico, sono stati posti a confronto i sesti e le distanze di impianto seguenti:  a) sesto di impianto quadrato: distanze tra le piante: 5 x 5 m; b) sesto di impianto quinconce: 5 x 5 m; c) sesto di impianto quadrato: 6 x 3 m; d) sesto di impianto quinconce: 6 x 3 m; e) sesto di impianto quadrato: 6 x 6 m; f) sesto di impianto quinconce: 6 x 6 m.

Negli ultimi anni il sistema corileto sta registrando un graduale e progressivo evolversi della densità di piante ad ettaro (impianti intensivi e super intensivi) convergendo verso il sistema già in essere nei frutteti di pomacee e drupacee. Nell’ottica di dare risposte concrete di sostenibilità e “buone pratiche agricole”, verranno messe a dimora parcelle di piante di TGT alla distanza tra le piante di 1,5 metri presso i centri di ricerca di Cravanazana, Carpeneto e Manta. I dati raccolti verranno messi a confronto con quelli ottenuti con distanze di impianto convenzionali (5×5, 6×6, ecc.). Inoltre, verranno verificate e confrontate le pratiche colturali come la potatura e l’efficacia della difesa fitosanitaria e sarà valutata la capacità di garantire un elevato livello qualitativo, valutando altresì i costi di gestione per ciascuna tipologia scelta.

Si confronteranno dunque le performance vegeto-produttive dei corileti messi a dimora presso le sedi Agrion di Cravanzana, Carpeneto e Manta.

Risultati attesi

La valutazione della resa produttiva e dell’influenza delle distanze e dei sesti d’impianto sulla gestione del corileto (impollinazione, cascola pre-raccolta, insorgenza fitopatologie ecc.).

Progetto VII – Nocciola di qualità

Obiettivi

Il tavolo tecnico nocciolo ha indicato come attività prioritarie quelle relative alla soluzione delle criticità derivanti dai danni da cimice, dall’avariato sui frutti e dalle problematiche che caratterizzano la cascola pre-raccolta.

Il progetto “Nocciola di qualità” è suddiviso in tre sottoprogetti:

  1. CIMICE ASIATICA: MONITORAGGIO, AZIONI DI CONTENIMENTO E LOTTA BIOLOGICA

le diverse tipologie di difesa adottabili nei confronti di Halyomorpha halys, allo scopo di sviluppare strategie di controllo ecosostenibili ed ecocompatibili per la salvaguardia delle produzioni agricole piemontesi e delle molteplici filiere ad esse collegate;

  1. L’AVARIATO E LE AFLATOSSINE NELLE NOCCIOLE

i fattori predisponenti l’alterazione dei frutti riferibili all’avariato in pre e post-raccolta e la contaminazione da micotossine, mediante il monitoraggio di fattori biotici e abiotici e le loro correlazioni;

  1. CASCOLA PRERACCOLTA, CRITICITA’ MULTIFATTORIALE

le dinamiche della cascola preraccolta, criticità multifattoriale con importante incidenza sulla produttività.

 

Il presente progetto VII ha come obiettivo di finanziare le attività di Agrion afferenti ai tre sottoprogetti sopracitati.

Risultati attesi

Porre rimedio alle problematiche emerse negli ultimi anni come: la diffusione della cimice asiatica Halyomorpha halys; il verificarsi sempre più frequente di annate climaticamente anomale che hanno determinato un aumento delle alterazioni a carico dei frutti ed un peggioramento del livello qualitativo di alcune partite. L’individuazione e la soluzione del problema ‘cascola’ che in alcune annate raggiunge percentuali elevate (>40%) che si ripercuoto inevitabilmente sulle rese ad ettaro delle produzioni.

Progetto VIII – Vitivinicoltura: Vitigni resistenti a Peronospora e oidio

Obiettivi

L’innovazione varietale viticola si è arricchita di nuovi materiali; ibridi interspecifici resistenti a peronospora e oidio licenziati dall’Istituto di genomica Applicata e dall’Università di Udine ed edite da VCR – Vivai Rauscedo.

 La Fondazione coordina la rete dei siti sperimentali piemontesi su queste varietà resistenti finalizzata alla raccolta dati e al giudizio di adattabilità agronomica agli areali piemontesi e all’attitudine alla vinificazione.

Il Gruppo operativo comprende: Fondazione Agrion, l’Istituto Umberto I di Alba, Cantina tre Secoli con l’Università di Milano, CNR e DISAFA Università di Torino.

La Fondazione Agrion effettuerà le microvinificazioni presso la propria cantina sperimentale che è a disposizione del Gruppo di lavoro.

Risultati attesi

La valutazione del comportamento agronomico e l’attitudine alla vinificazione dei nuovi materiali.

Progetto IX – Vitivinicoltura: Confronto cloni di Dolcetto

Obiettivi

È ormai universalmente riconosciuto che l’utilizzo di materiale di moltiplicazione selezionato rappresenta il punto di partenza irrinunciabile per l’impianto dei nuovi vigneti. Solo grazie ad esso, infatti, gli impianti potranno garantire nel tempo produzioni caratterizzate da elevati standard qualitativi con minori costi di gestione.

Per le cultivar nazionali ed internazionali di larga diffusione la disponibilità di cloni selezionati è elevata, mentre per molte cultivar a diffusione regionale e locale è decisamente più limitata. Saranno quindi valutati 13 recenti cloni di Dolcetto selezionati con il progetto CLONVIT e impiantati nel 2016 presso il vigneto della Fondazione Agrion per promuoverne la diffusione sul territorio.

Nel 2022 la Fondazione Agrion sceglierà i vitigni risultati più interessanti sia dal punto viticolo che enologico per moltiplicarli e predisporre il materiale per un vigneto sperimentale di valutazione di secondo livello, al fine di ottenere anche dati dalle vinificazioni di questi cloni, impossibile fino ad oggi per l’esiguo numero di piante a disposizione.

Risultati attesi

Valutazione e individuazione dei cloni globalmente più idonei ai nuovi impianti.