ARA – Agrion Ricerca in Agricoltura 2023

Le attività progettuali di seguito brevemente descritte rappresentano la ricerca di risposte ai bisogni di innovazione espressi dalle filiere. Vengono svolte attraverso collaudati protocolli scientifici che prevedono l’aggiornamento del percorso sperimentale con nuovi materiali e nuove tecniche di coltivazione (nuove varietà, innovative tecniche di potatura, strategie di difesa, ecc.). I progetti di seguito descritti rappresentano la miglior strategia per migliorare la sostenibilità e la competitività della produzione agricola piemontese e sono focalizzati su: innovazione varietale, architettura e gestione delle colture, difesa integrata e biologica dalle avversità, tecniche colturali ecosostenibili, valorizzazione del germoplasma locale, qualità e post-raccolta delle produzioni.

Le attività sono suddivise in singoli progetti che riguardano tematiche afferenti a Frutticoltura, Orticoltura, fragola e piccoli frutti, Corilicoltura e Vitivinicoltura.

Progetto I – Frutticoltura: Orientamento varietale dei fruttiferi

Le attività del progetto vengono svolte nel Centro Ricerche per la Frutticoltura di Fondazione Agrion, situato nel Comune di Manta (CN). L’orientamento varietale dei fruttiferi rimane uno dei pilastri fondamentali al fine di garantire alle aziende frutticole redditività delle produzioni e sostenibilità ambientale.

Obiettivi

Per raggiungere al contempo “sostenibilità economica” e “sostenibilità ambientale” delle produzioni, le attività dei centri ricerca si concentrano su diverse tematiche che contribuiscono a questi scopi, e, tra queste, vi è l’innovazione varietale.

La selezione di varietà a basso impatto ambientale di elevata qualità e facilmente gestibili in pieno campo, grazie a resistenze/tolleranze ai patogeni, chiave, è da considerarsi un elemento d’innovazione in continua evoluzione e aggiornamento.

La valutazione delle cultivar potenzialmente interessanti per il Piemonte è effettuata nell’azienda sperimentale, su una superficie di 8 ettari, attraverso collaudati protocolli di ricerca che permettono un efficace screening dei materiali modulato sulle reali esigenze del comparto.

I materiali in osservazione per il 2023 sono:

  • 172 cultivar o selezioni avanzate di melo
  • 35 di pero
  • 163 di pesco e nettarine
  • 46 di albicocco
  • 51 di ciliegio
  • 12 di susino
  • 20 ibridi interspecifici tra susino e albicocco
  • 3 di actinidia suddivisi tra le specie Actinidia chinensis var. deliciosa e Actinidia chinensis var. chinensis

Per la valutazione di nuovi portinnesti sono in prova: ventidue portinnesti di melo, sette di pesco, cinque di ciliegio, tre di susino, tre di actinidia e uno di pero.

Per quanto riguarda le specie noce e mandorlo. Attualmente sono a diposizione per il confronto varietale 6 cultivar/ selezioni di noce e 6 cultivar/ selezioni di mandorlo.

I rilievi dei descrittori agro-pomologici che caratterizzano ogni singola varietà/selezione sono riuniti in apposite schede pomologiche messe a punto dai gruppi di lavoro e collaudate e migliorate nel corso degli anni.

Ogni specie ha i propri descrittori specifici ma l’ossatura della scheda è comune e permette di caratterizzare i genotipi e, dopo tre anni di osservazioni, di fornire un giudizio finale di conformità al superamento della prima fase di valutazione e l’eventuale passaggio alla sperimentazione estesa.

Le prove sui portinnesti prevedono i rilievi su: parametri fenologici (epoca di fioritura), attività vegetativa (dimensioni del tronco, emissioni di polloni, eventuali fenomeni di disaffinità), attività produttiva (stima della produzione per albero, pezzatura media dei frutti). I dati vengono raccolti in apposite tabelle e poi elaborati e presentati graficamente.

Risultati attesi

I risultati sono il tempestivo aggiornamento delle Liste di Programmazione varietali regionali con l’inserimento di cultivar che hanno superato la sperimentazione parcellare nel Centro Ricerche e di seguito la valutazione di pieno campo attraverso la sperimentazione estesa sul territorio

Progetto II – Frutticoltura: Tecnica colturale

Obiettivi

Le attività di tecnica colturale sono volte all’espletamento delle direttive previste dal PAN che prevede l’utilizzo di metodi e mezzi produttivi e di difesa dalle avversità volti a ridurre al minimo l’uso delle sostanze chimiche di sintesi e fertilizzanti, nel rispetto dei principi ecologici, economici e tossicologici. La sperimentazione è condotta attraverso prove mirate ed allestite sulle problematiche evidenziate dai tecnici del coordinamento e dalle aziende agricole. Altre attività sono allestite per la verifica e l’innovazione delle tecniche produttive in ambito di difesa integrata e biologica. Tali attività sono inoltre funzionali all’aggiornamento del disciplinare di produzione integrata rilasciato ogni anno a cura del Settore Fitosanitario e Servizi Tecnico-Scientifici (SFR). Le attività progettuali sono svolte mediante l’impiego razionale di fitofarmaci a basso impatto ambientale, resi disponibili dalla ricerca di settore e dall’applicazione di innovative pratiche colturali.

Lo stretto collegamento con il comparto produttivo garantisce la tempestività della sperimentazione e della divulgazione impedendo il diffondersi di fitopatie e fitofagi, prima che queste diventino un’emergenza fitosanitaria accogliendo l’esigenza di limitare l’impiego dei mezzi chimici.

Risultati attesi

Nel complesso il progetto II mira a contribuire all’innovazione e alla diffusione di tecniche di difesa integrata e quando possibile biologica. A fine progetto si disporrà dei dati ottenuti dalla:

  • Valutazione dell’efficacia di strategie alternative a ridotto impatto ambientale per il contenimento di Taphrina deformans (Benk) su pesco.
  • Verifica di efficacia di differenti strategie meccaniche per la riduzione dell’inoculo svernante di Venturia inaequalis su melo.
  • Valutazione dell’efficacia di strategie per il contenimento del colpo di fuoco batterico delle pomacee.
  • Verifica dell’attività collaterale di contenimento dell’afide lanigero mediante trattamenti localizzati al colletto e in chioma, in autunno e primavera.
  • Valutazione dei mezzi alternativi a ridotto impatto ambientale e consentiti nella difesa biologica per il contenimento dell’afide lanigero.
  • Monitoraggio del fitofago Drosophila suzukii nei ceraseti piemontesi.
  • Valutazione dell’efficacia delle lavorazioni del terreno per il contenimento di Forficula auricularia su drupacee.

Descrizione delle attività

2.1 – Valutazione dell’efficacia di differenti strategie a ridotto impatto ambientale per il contenimento di Taphrina deformans (Benk).

La bolla del pesco (Taphrina deformans) rappresenta un’avversità sempre presente sul territorio. In certe annate, con condizioni climatiche a lei maggiormente favorevoli aggredisce la giovane vegetazione portandola a completo disseccamento. Per controllare questa malattia è necessario pianificare una strategia di difesa puntuale, intervenendo nei periodi a maggior rischio: caduta foglie e ripresa vegetativa.

Alla luce del fatto che l’attuale revisione dei prodotti fitosanitari comporterà limitazioni all’impiego di principi attivi chiave per la difesa dal patogeno, ad esempio captano e ziram nella difesa integrata e rame nella difesa biologica, si ritiene opportuno continuare la sperimentazione mettendo a confronto i principi attivi di riferimento con prodotti alternativi quali, ad esempio, la zeolite, il latte di calcio ed il polisolfuro di calcio.

2.2 – Verifica di efficacia di differenti strategie meccaniche per la riduzione dell’inoculo svernante di Venturia inaequalis su melo

La ticchiolatura del melo (Venturia inaequalis) rappresenta il primo patogeno su melo. Il fungo sverna sulle foglie colpite cadute a terra in autunno. Nel corso dell’inverno, ed in particolare con condizioni di elevata umidità dei mesi autunnali e di fine inverno, si verifica la maturazione degli pseudoteci e la preparazione delle ascospore. In Italia, la difesa nei distretti produttivi delle regioni centro-settentrionali, è basata su interventi di tipo preventivo poiché le condizioni pedo-climatiche sono particolarmente favorevoli alla malattia. Tali interventi mirano al contenimento delle infezioni primarie e vengono realizzati nel periodo di maggiore sensibilità primaverile.

Il potenziale d’inoculo risulta proporzionale all’attacco di ticchiolatura riscontrato l’anno precedente, pertanto, è facile intuire dunque come i mezzi di profilassi autunnale, tra cui l’eliminazione delle foglie cadute, possano risultare determinanti nel contenimento della malattia.

L’obiettivo della sperimentazione sarà quello di proseguire con la valutazione di metodi meccanici per l’eliminazione dell’inoculo svernante, che si concretizza principalmente con l’eliminazione dal frutteto delle foglie cadute a terra, mediante l’utilizzo di specifiche macchine (raccoglitrici, spazzolatrici e trince).

2.3 – Valutazione dell’efficacia di strategie per il contenimento del colpo di fuoco batterico delle pomacee.

Questa patologia causata dal batterio Erwinia amylovora colpisce particolarmente il pero, ma recentemente ha casato notevoli danni anche su melo. Il batterio sverna sui cancri, sulle perule delle gemme e a livello corticale, all’interno dei vasi linfatici. La diffusione avviene ad opera dell’acqua, degli insetti pronubi o attraverso le operazioni di potatura.

La penetrazione del patogeno all’interno della pianta avviene principalmente attraverso i fiori delle fioriture secondarie, ma anche attraverso ferite o stomi fogliari. Le infezioni a carico dei nuovi germogli in accrescimento si verificano con temperature comprese tra 18 e 24 °C in corrispondenza di periodi umidi e piovosi, e risultano molto frequenti in Piemonte. I sintomi, si manifestano repentinamente e sono costituiti da seccumi di foglie, fiori e germogli e, ad uno stadio più avanzato, il disseccamento di branche o dell’intera pianta

Al momento, l’intervento più efficace per contenere la diffusione della malattia è la rimondatura delle parti sintomatiche (rami e branche) e l’estirpo delle piante completamente colpite.

L’obiettivo dell’attività sperimentale sarà quello di valutare l’efficacia di prodotti in grado di limitare i sintomi nella fase primaverile – estiva (induttori di resistenza) e nel contenimento dello sviluppo vegetativo della pianta.

2.4 – Verifica dell’attività collaterale di contenimento dell’afide lanigero mediante trattamenti localizzati al colletto e in chioma in autunno e primavera.

L’afide lanigero, Eriosoma lanigerum, è un fitofago originario del Nord America, laddove attacca l’olmo americano ed il melo. Dagli inizi del novecento si è diffuso in tutto il mondo, in Europa svolge un ciclo monoico eterotopo, in quanto vive esclusivamente su melo, localizzandosi nel corso della stagione su diversi organi della pianta (radici e chioma).

Nel corso degli ultimi anni sta rappresentando una seria minaccia per tutti i meleti piemontesi tanto da rappresentare un fattore limitante. Ciò è dovuto sia alle condizioni climatiche degli ultimi anni, caratterizzate da inverni miti, primavere fresche ed autunni più caldi, che favoriscono la proliferazione del fitofago sia alla sempre minor presenza sul mercato di sostanze attive con azione specifica nei confronti dell’afide.

Si è così presentata la necessità di mettere in atto nuove strategie di difesa, volte ad abbattere la popolazione svernante a livello radicale, ma anche sulla chioma della pianta. A tal fine, nel corso della presente attività, attraverso apposito monitoraggio, verrà valutata la biologia dell’afide lanigero in particolare nella fase di migrazione delle neanidi e al contempo saranno realizzati trattamenti localizzati alla base delle piante con l’intento di ridurre la popolazione dell’insetto.

 2.5 – Valutazione dei mezzi alternativi a ridotto impatto ambientale e consentiti nella difesa biologica per il contenimento dell’afide lanigero.

L’afide lanigero del melo (Eriosoma lanigerum Haus.) è stato ed è a tutt’oggi un fitofago che risulta di difficile gestione e contenimento nei meleti piemontesi. Saranno quindi saggiati e messi a confronto prodotti alternativi per il controllo di questo afide, riferibili alla categoria dei corroboranti e concimi fogliari utilizzabili anche nei frutteti a conduzione biologica.  

2.6 – Monitoraggio Drosophila suzukii sul territorio.

L’attività è propedeutica alla pianificazione della strategia di difesa nell’ottica di ottimizzare gli interventi fitosanitari. L’attività di monitoraggio è indispensabile per fornire indicazioni precise e tempestive sul livello di rischio e sul corretto posizionamento degli interventi con l’obiettivo di ridurli. Negli ultimi anni è stata riscontrata una crescente presenza del fitofago nei ceraseti piemontesi, in particolare su varietà tardive, intaccando la produzione con picchi di danno sino al 30%.

Per il monitoraggio della popolazione, saranno posizionate trappole nei frutteti suscettibili all’attacco di questo moscerino.

Anche nel 2023 sarà condotto il monitoraggio del fitofago Drosophila suzukii in diversi impianti di ciliegio.

Gli esiti del monitoraggio saranno resi pubblici in tempo reale, a beneficio di tutti gli interessati, attraverso il sito web di Agrion (attualmente in corso di aggiornamento).

2.7 – Valutazione dell’efficacia delle lavorazioni del terreno per il contenimento di Forficula auricularia su drupacee.

Le forficule, in particolare Forficula auricularia, sono da sempre conosciute come insetti onnivori utili o moderatamente dannosi secondo l’agroecosistema in cui vengono considerate. Nella maggior parte dei casi, negli impianti frutticoli sono considerati utili predatori di afidi e altri piccoli insetti fitofagi. Su alcuni fruttiferi, e in particolare su pesco, albicocco, e più recentemente su ciliegio, possono arrecare rilevanti danni sia ai frutti che ai germogli.

La femmina, in autunno, scava un nido nel terreno nel quale depone da 50 a 60 uova. Le neanidi nascono in pieno inverno e dopo una fase gregaria si disperdono nell’ambiente. Le forme adulte compaiono nella tarda primavera. Continuerà l’attività di verifica di metodi ecosostenibili per il controllo delle popolazioni attraverso le lavorazioni del terreno in modo tale da disturbare il ciclo biologico e limitare lo sviluppo dell’insetto.

Progetto III – Orticoltura, fragola e piccoli frutti: Orientamento varietale

Obiettivi

La realizzazione di un impianto competitivo parte dall’individuazione delle varietà più performanti nei contesti produttivi di interesse. Per questo il Centro Ricerche per l’Orticoltura, Fragola e Piccoli Frutti di Fondazione Agrion, situato nel Comune di Boves (Cn) programma e realizza attività progettuali focalizzate sul confronto varietale tarato sulle peculiarità di ogni singola specie. Le attività progettuali partono dall’individuazione di nuove selezioni e varietà commercializzati dalle ditte sementiere e dai breeder. I materiali individuati vengono inseriti nei rispettivi campi prova per valutarne l’adattamento alle condizioni pedoclimatiche piemontesi e le potenzialità per ritenerli validi al rinnovamento e/o ampliamento varietale sia dal punto di vista produttivo che qualitativo. Questa fase di sperimentazione parcellare permette di ottenere una scrematura dei materiali che saranno avviati ad una seconda sperimentazione estesa con il maggior coinvolgimento di produttori, tecnici e operatori del settore. Questo doppio passaggio ha l’obiettivo di definire i “punti di forza” e le “criticità” dei diversi materiali a confronto con la creazione di apposite “liste di orientamento varietale” relative agli areali piemontesi e rispondenti alle esigenze dei mercati di riferimento.

Fragola e Piccoli Frutti

Le attività progettuali sono svolte interamente presso il Centro Sperimentale di Boves dove in appezzamenti dedicati a fragola e piccoli frutti vengono valutate le diverse accessioni:

  • Fragola

Per la valutazione delle nuove accessioni di fragola unifera ogni anno viene allestito un tunnel di coltivazione che ospita mediamente circa 40 di varietà e/o selezioni coltivati in tunnnel e la messa a dimora in terra. Per quanto riguarda la fragola rifiorente viene utilizzato un tunnel allestito con la tecnica del fuori suolo. Mediamente vengono testati 25-30 materiali coltivati su substrato (torba).

  • Piccoli frutti

45 materiali di mirtillo,

9 di lampone unifero,

20 23di lampone rifiorente,

6 mora di rovo,

10 di ribes,

3 di uva spina.

Ortaggi

Considerando le esigenze particolari delle diverse specie oggetto di confronto e le condizioni pedoclimatiche che caratterizzano i diversi areali piemontesi, le verifiche sono condotte, in parte, presso il Centro Ricerche per l’Orticoltura di Boves (per quanto riguarda lo screening varietale patata da consumo fresco) ed in parte presso aziende di riferimento (pomodoro: 14 materiali prove varietali e 5 prove con portainnesti, 20 materiali di peperone ibrido mezzo lungo, circa 10 materiali di cavolfiore e 6 di zucchino).

Risultati attesi

I risultati sono l’aggiornamento delle Liste di Programmazione varietali regionali con l’inserimento di cultivar che hanno superato la sperimentazione parcellare nel Centro Ricerche e di seguito la valutazione di pieno campo attraverso la sperimentazione estesa sul territorio.

Progetto IV – Orticoltura, fragola e piccoli frutti: tecnica colturale

Obiettivi

Questo progetto ha come obiettivo l’aggiornamento delle tecniche produttive del disciplinare che il SFR rilascia con le norme di produzione  integrata nonché l’aggiornamento delle linee tecniche valide per l’agricoltura biologica.

Le attività di tecnica colturale sono volte all’espletamento delle direttive previste dal PAN che prevede si utilizzino tutti i metodi e mezzi produttivi e di difesa dalle avversità delle produzioni agricole, volti a ridurre al minimo l’uso delle sostanze chimiche di sintesi e a razionalizzare la fertilizzazione, nel rispetto dei principi ecologici, economici e tossicologici. 

La sperimentazione è condotta attraverso mirate prove allestite sulle problematiche evidenziate dai tecnici del coordinamento e dalle aziende agrarie e sulle innovazioni tecniche disponibili.

Nel 2023 proseguiranno alcune prove di tecnica colturale su colture orticole (pomodoro cuor di bue) e mirtillo. Per quanto riguarda il pomodoro saranno attivate due prove. Il target relativo alla prima è la resilienza applicata alla gestione della fertilizzazi0ne su pomodoro cuor di bue. Nello specifico nel terzo anno di attività ci si attende una conferma dei dati rilevati nel corso delle annate precedenti riguardo al comportamento delle piante in regime di riduzione degli apporti di fertilizzanti di origine chimica.

Una seconda prova ha come obiettivo la messa a punto del corretto binomio nesto-portinnesto per ottenere il miglior comportamento vegeto-produttivo e verificare il comportamento nei confronti dei patogeni tellurici. Si procederà all’inserimento in valutazione di alcuni portinnesti da mettere a confronto con lo standard aziendale.

Sui piccoli frutti la prova riguarda il mirtillo, coltura che negli ultimi anni ha fatto registrare notevoli incrementi di superficie. La prova avrà come obiettivo il confronto tra la tecnica di coltivazione tradizionale e quella realizzata in fuori suolo che sta registrando importanti aspettative da parte del comparto.

La globalizzazione e i mutamenti climatici influiscono su diffusione di nuovi patogeni o fitofagi. Tra questi di recente introduzione la Drosophila suzukii rappresenta al momento il fitofago più problematico per il comparto piccoli frutti (mirtillo, lampone, mora) e la fragola, che dal 2010 (anno di prima segnalazione) sono costantemente soggette all’infestazione di D. suzukii. I danni arrecati dal fitofago sono compresi tra il 5% e il 20% in mirtillo precoce, fragola unifera e lampone unifero. Più ingenti i danni a carico di mirtillo medio-tardivo, mora di rovo, fragola e lampone rifiorenti che, nelle situazioni più critiche, possono superare il 50%, andando a costituire una emergenza fitosanitaria che mette a rischio una delle filiere con le più interessanti prospettive di mercato.

Il costante e continuo monitoraggio delle popolazioni nei principali areali di coltivazione permette di informare i tecnici operanti sul territorio del potenziale rischio di danni alle coltivazioni e l’attivazione delle tecniche di difesa attiva con barriere fisiche per il contenimento dei fitofagi.

 Risultati attesi

I risultati sono mirati al miglioramento della sostenibilità delle produzioni. In particolare si attende la riduzione dell’apporto di concimi nella coltivazione del pomodoro da mensa. Grazie al monitoraggio, i cui risultati saranno resi disponibili in tempo reale a tutti gli interessati attraverso il sito web di Agrion, sarà possibile elaborare un consiglio tecnico modulato sulla reale presenza del fitofago che permetterà una significativa riduzione degli interventi fitosanitari.

Grazie alla continua innovazione nella sperimentazione delle barriere fisiche sarà possibile ridurre o addirittura eliminare gli interventi fitosanitari.

Progetto V – Corilicoltura: Orientamento varietale

Obiettivi

L’obiettivo generale è quello di fornire utili indicazioni sulla qualità di nuove varietà o selezioni rese disponibili dalla filiera vivaistica che potrebbero essere utilizzati per arricchire il paniere varietale con materiali di elevata qualità generale idonei alla diffusione sul territorio piemontese.

Le attività del progetto vengono svolte nei Centri Ricerche di Fondazione Agrion, situati nei Comuni di Cravanzana (Cn) e Carpeneto (Al).

Come per gli altri centri, al fine di implementare il “pool varietale e clonale” presente in Piemonte, si continuerà ad effettuare un’esplorazione mediante ricerca bibliografica e contatti diretti con centri di ricerca internazionali che operano attivamente per il miglioramento genetico del nocciolo. Si valuteranno nuovi materiali oltre quelli già messi a dimora e provenienti dalle Università dell’Oregon (Tonda Pacifica, McDonald, Sacajawea, Yamhill e Wepster), di Perugia (Tonda Francescana) e di Torino (Cloni di Tonda Gentile:UNITO-AD 17, UNITO–MT5, UNITO-MT4 e UNITO-PD6).

Scopo della sperimentazione è quello di valutare, rispetto a TGT standard, l’adattabilità del materiale impiantato.

I costi di spollonatura sono tra i più elevati nella gestione di un corileto. Disporre di portinnesti non polloniferi rappresenta una soluzione ideale per questo problema. 

Presso i centri di ricerca di Cravanzana e Carpeneto si continuerà a valutare il portinnesto “Dundee”, selezionato presso l’Università dell’Oregon e derivato dall’incrocio tra Corylus colurna x Corylusa vellanae, innestato con TGT e cloni di TGT di UNITO-MT5.

Nel 2023, oltre al portinnesto “Dundee”, verranno sottoposte ad osservazione le piante di TGT innestate su Corylus colurna messe a dimora la scorsa stagione. Come portinnesto, il colurna, oltre alla totale assenza di polloni, presente una buona vigoria e una interessante rusticità generale (minor sensibilità alla siccità). Inoltre c’è maggior disponibilità di materiale già innestato presso i vivai rispetto alla selezione Dundee (attualmente non reperibile presso i vivaisti piemontesi) che è da innestare successivamente. Ciò permetterà, negli anni successivi, di valutare l’affinità tra portinnesto e innesto, la forma di allevamento, la produttività ad ettaro e il comportamento vegeto-produttivo in condizione pedoclimatiche diverse. A tale scopo verranno messe a dimora per ciascuna sede parcelle di TGT innestate su portinnesto di colurna e parcelle di TGT come ecotipo a confronto.

L’obiettivo dell’attività, volto a rendere il sistema produttivo più economico e al tempo stesso più sostenibile a livello ambientale, è di sperimentare in pieno campo nell’areale rappresentativo della corilicoltura e in quelli di nuova espansione, varietà non pollonifere per ottenere un noccioleto in cui la gestione del suolo sia interamente meccanizzata e non sia necessario ricorrere a diserbo e spollonatura tradizionale.

Risultati attesi

I risultati sono l’individuazione del migliore clone di TGT in merito ad adattabilità e produttività nei diversi areali di coltivazione. La valutazione delle innovative varietà in prova e la verifica del comportamento dei portinnesti non polloniferi.

Progetto VI – Corilicoltura: tecnica colturale

Obiettivi

La progettazione del corileto è un aspetto estremamente importante per garantire produzioni di qualità e prevenire le problematiche fitopatologiche.

In quest’ottica, Agrion ha realizzato, presso la Tenuta Cannona di Carpeneto (AL), un impianto pilota nel quale si confrontano diversi sesti e distanze di impianto al fine di verificarne le potenzialità produttive in funzione dello sviluppo delle piante e il conseguente effetto di ombreggiamento delle chiome.

Nello specifico, sono stati posti a confronto i sesti e le distanze di impianto seguenti: 

  1. sesto di impianto quadrato: 5 x 5 m;
  2. sesto di impianto quinconce: 5 x 5 m;
  3. sesto di impianto quadrato: 6 x 3 m;
  4. sesto di impianto quinconce: 6 x 3 m;
  5. sesto di impianto quadrato: 6 x 6 m;
  6. sesto di impianto quinconce: 6 x 6 m.

Risultati attesi

La valutazione della resa produttiva e dell’influenza delle distanze e dei sesti d’impianto sulla gestione del corileto (cascola pre-raccolta, insorgenza fitopatologie ecc.).

Progetto VII – Nocciola di qualità

Obiettivi

Il tavolo tecnico nocciolo ha indicato come attività prioritarie quelle relative alla soluzione delle criticità derivanti dai danni da cimice, dall’avariato sui frutti e dalle problematiche che caratterizzano la cascola pre-raccolta.

Il progetto “Nocciola di qualità” è suddiviso in tre sottoprogetti:

1. CIMICE ASIATICA: MONITORAGGIO, AZIONI DI CONTENIMENTO E LOTTA BIOLOGICA

le diverse tipologie di difesa adottabili nei confronti di Halyomorpha halys, allo scopo di sviluppare strategie di controllo ecosostenibili ed ecocompatibili per la salvaguardia delle produzioni agricole piemontesi e delle molteplici filiere ad esse collegate;

2. L’AVARIATO E LE AFLATOSSINE NELLE NOCCIOLE

i fattori predisponenti l’alterazione dei frutti riferibili all’avariato in pre e post-raccolta e la contaminazione da micotossine, mediante il monitoraggio di fattori biotici e abiotici e le loro correlazioni;

3. CASCOLA PRERACCOLTA, CRITICITA’ MULTIFATTORIALE

le dinamiche della cascola preraccolta, criticità multifattoriale con importante incidenza sulla produttività.

Risultati attesi

Porre rimedio alle problematiche emerse negli ultimi anni come: la diffusione della cimice asiatica Halyomorpha halys; il verificarsi sempre più frequente di annate climaticamente anomale che hanno determinato un aumento delle alterazioni a carico dei frutti ed un peggioramento del livello qualitativo di alcune partite. L’individuazione e la soluzione del problema ‘cascola’ che in alcune annate raggiunge percentuali elevate (>40%) che si ripercuoto inevitabilmente sulle rese ad ettaro delle produzioni.

Progetto VIII – Vitivinicoltura: Vitigni resistenti a peronospora e odio

Obiettivi

L’innovazione varietale viticola si è arricchita di nuovi materiali; ibridi interspecifici resistenti a peronospora e oidio licenziati dall’Istituto di genomica Applicata e dall’Università di Udine ed edite da VCR – Vivai Rauscedo.

 La Fondazione coordina la rete dei siti sperimentali piemontesi su queste varietà resistenti finalizzata alla raccolta dati e al giudizio di adattabilità agronomica agli areali piemontesi e all’attitudine alla vinificazione.

Il Gruppo operativo comprende: Fondazione Agrion, l’Istituto Umberto I di Alba e DISAFA Università di Torino.

La Fondazione Agrion effettuerà le microvinificazioni presso la propria cantina sperimentale che è a disposizione del Gruppo di lavoro.

Risultati attesi

La valutazione del comportamento agronomico e l’attitudine alla vinificazione dei nuovi materiali.

Progetto IX – Vitivinicoltura: Confronto cloni di Dolcetto

Obiettivi

È ormai universalmente riconosciuto che l’utilizzo di materiale di moltiplicazione selezionato rappresenta il punto di partenza irrinunciabile per l’impianto dei nuovi vigneti. Solo grazie ad esso, infatti, gli impianti potranno garantire nel tempo produzioni caratterizzate da elevati standard qualitativi con minori costi di gestione.

Per le cultivar nazionali ed internazionali di larga diffusione la disponibilità di cloni selezionati è elevata, mentre per molte cultivar a diffusione regionale e locale è decisamente più limitata. Saranno quindi valutati 12 recenti cloni di Dolcetto selezionati con il progetto CLONVIT e impiantati nel 2016 presso il vigneto della Fondazione Agrion per promuoverne la diffusione sul territorio.

Nel 2022 la Fondazione Agrion ha scelto i vitigni più interessanti sia dal punto viticolo che enologico, nel 2023 verranno raccolte le gemme per la moltiplicazione, al fine di predisporre il materiale per un vigneto sperimentale di valutazione di secondo livello, in modo da ottenere anche dati dalle vinificazioni di questi cloni, impossibile fino ad oggi per l’esiguo numero di piante a disposizione.

Risultati attesi

Valutazione e individuazione dei cloni globalmente più idonei ai nuovi impianti.