Le attività progettuali di seguito brevemente descritte rappresentano la ricerca di risposte ai bisogni di innovazione espressi dalle filiere. Vengono svolte attraverso collaudati protocolli scientifici che prevedono l’aggiornamento del percorso sperimentale con nuovi materiali e nuove tecniche di coltivazione (nuove varietà, innovative tecniche di potatura, strategie di difesa, ecc.). I progetti di seguito descritti rappresentano la miglior strategia per migliorare la sostenibilità e la competitività della produzione agricola piemontese e sono focalizzati su: innovazione varietale, architettura e gestione delle colture, difesa integrata e biologica dalle avversità, tecniche colturali ecosostenibili, valorizzazione del germoplasma locale, qualità e post-raccolta delle produzioni.
Le attività sono suddivise in singoli progetti che riguardano tematiche afferenti a Frutticoltura, Orticoltura, fragola e piccoli frutti, Corilicoltura e Vitivinicoltura.
Progetto I – Frutticoltura: Orientamento varietale dei fruttiferi
Le attività del progetto vengono svolte nel Centro Ricerche per la Frutticoltura di Fondazione Agrion, situato nel Comune di Manta (CN). L’orientamento varietale dei fruttiferi rimane uno dei pilastri fondamentali al fine di garantire alle aziende frutticole redditività delle produzioni e sostenibilità ambientale.
Obiettivi
Per raggiungere al contempo “sostenibilità economica” e “sostenibilità ambientale” delle produzioni, le attività dei centri ricerca si concentrano su diverse tematiche che contribuiscono a questi scopi, e, tra queste, vi è l’innovazione varietale.
La selezione di varietà a basso impatto ambientale di elevata qualità e facilmente gestibili in pieno campo, grazie a resistenze/tolleranze ai patogeni, chiave, è da considerarsi un elemento d’innovazione in continua evoluzione e aggiornamento.
La valutazione delle cultivar potenzialmente interessanti per il Piemonte è effettuata nell’azienda sperimentale, su una superficie di 8 ettari, attraverso collaudati protocolli di ricerca che permettono un efficace screening dei materiali modulato sulle reali esigenze del comparto.
I materiali in osservazione per il 2023 sono:
- 172 cultivar o selezioni avanzate di melo
- 35 di pero
- 163 di pesco e nettarine
- 46 di albicocco
- 51 di ciliegio
- 12 di susino
- 20 ibridi interspecifici tra susino e albicocco
- 3 di actinidia suddivisi tra le specie Actinidia chinensis var. deliciosa e Actinidia chinensis var. chinensis
Per la valutazione di nuovi portinnesti sono in prova: ventidue portinnesti di melo, sette di pesco, cinque di ciliegio, tre di susino, tre di actinidia e uno di pero.
Per quanto riguarda le specie noce e mandorlo. Attualmente sono a diposizione per il confronto varietale 6 cultivar/ selezioni di noce e 6 cultivar/ selezioni di mandorlo.
I rilievi dei descrittori agro-pomologici che caratterizzano ogni singola varietà/selezione sono riuniti in apposite schede pomologiche messe a punto dai gruppi di lavoro e collaudate e migliorate nel corso degli anni.
Ogni specie ha i propri descrittori specifici ma l’ossatura della scheda è comune e permette di caratterizzare i genotipi e, dopo tre anni di osservazioni, di fornire un giudizio finale di conformità al superamento della prima fase di valutazione e l’eventuale passaggio alla sperimentazione estesa.
Le prove sui portinnesti prevedono i rilievi su: parametri fenologici (epoca di fioritura), attività vegetativa (dimensioni del tronco, emissioni di polloni, eventuali fenomeni di disaffinità), attività produttiva (stima della produzione per albero, pezzatura media dei frutti). I dati vengono raccolti in apposite tabelle e poi elaborati e presentati graficamente.
RISULTATI
I risultati conseguiti con le ricerche condotte nell’ambito del “Progetto I – Frutticoltura: Orientamento varietale dei fruttiferi” sono stati pubblicati all’interno delle Linee tecniche frutticoltura, distribuite gratuitamente e consultabili online sul sito della Fondazione previa registrazione. (Link)
Progetto II – Frutticoltura: Tecnica colturale
Obiettivi
Le attività di tecnica colturale sono volte all’espletamento delle direttive previste dal PAN che prevede l’utilizzo di metodi e mezzi produttivi e di difesa dalle avversità volti a ridurre al minimo l’uso delle sostanze chimiche di sintesi e fertilizzanti, nel rispetto dei principi ecologici, economici e tossicologici. La sperimentazione è condotta attraverso prove mirate ed allestite sulle problematiche evidenziate dai tecnici del coordinamento e dalle aziende agricole. Altre attività sono allestite per la verifica e l’innovazione delle tecniche produttive in ambito di difesa integrata e biologica. Tali attività sono inoltre funzionali all’aggiornamento del disciplinare di produzione integrata rilasciato ogni anno a cura del Settore Fitosanitario e Servizi Tecnico-Scientifici (SFR). Le attività progettuali sono svolte mediante l’impiego razionale di fitofarmaci a basso impatto ambientale, resi disponibili dalla ricerca di settore e dall’applicazione di innovative pratiche colturali.
Lo stretto collegamento con il comparto produttivo garantisce la tempestività della sperimentazione e della divulgazione impedendo il diffondersi di fitopatie e fitofagi, prima che queste diventino un’emergenza fitosanitaria accogliendo l’esigenza di limitare l’impiego dei mezzi chimici.
Descrizione delle attività
2.1 – Valutazione dell’efficacia di differenti strategie a ridotto impatto ambientale per il contenimento di Taphrina deformans (Benk).
La bolla del pesco (Taphrina deformans) rappresenta un’avversità sempre presente sul territorio. In certe annate, con condizioni climatiche a lei maggiormente favorevoli aggredisce la giovane vegetazione portandola a completo disseccamento. Per controllare questa malattia è necessario pianificare una strategia di difesa puntuale, intervenendo nei periodi a maggior rischio: caduta foglie e ripresa vegetativa.
Alla luce del fatto che l’attuale revisione dei prodotti fitosanitari comporterà limitazioni all’impiego di principi attivi chiave per la difesa dal patogeno, ad esempio captano e ziram nella difesa integrata e rame nella difesa biologica, si ritiene opportuno continuare la sperimentazione mettendo a confronto i principi attivi di riferimento con prodotti alternativi quali, ad esempio, la zeolite, il latte di calcio ed il polisolfuro di calcio.
RISULTATI
Le condizioni climatiche invernali primaverili, caratterizzate da scarse precipitazioni e temperatura superiore alla media, hanno in generale favorito lo sviluppo di fitofagi e fiosiopatie ma hanno ostacolato lo sviluppo di patogeni fungini, tra cui anche l’ascomicete Taphrina deformans. Nei rilievi condotti nel mese di aprile e maggio non è stata osservata la presenza di germogli sintomatici in nessuna delle tesi saggiate: una scarsa presenza è poi stata rilevata in seguito alle piogge di fine aprile/maggio, con una maggiore efficacia di alcune tesi rispetto ad altre. Tuttavia, la presenza sporadica di germogli colpiti non ha consentito di individuare differenze statisticamente significative tra le tesi.
2.2 – Verifica di efficacia di differenti strategie meccaniche per la riduzione dell’inoculo svernante di Venturia inaequalis su melo
La ticchiolatura del melo (Venturia inaequalis) rappresenta il primo patogeno su melo. Il fungo sverna sulle foglie colpite cadute a terra in autunno. Nel corso dell’inverno, ed in particolare con condizioni di elevata umidità dei mesi autunnali e di fine inverno, si verifica la maturazione degli pseudoteci e la preparazione delle ascospore. In Italia, la difesa nei distretti produttivi delle regioni centro-settentrionali, è basata su interventi di tipo preventivo poiché le condizioni pedo-climatiche sono particolarmente favorevoli alla malattia. Tali interventi mirano al contenimento delle infezioni primarie e vengono realizzati nel periodo di maggiore sensibilità primaverile.
Il potenziale d’inoculo risulta proporzionale all’attacco di ticchiolatura riscontrato l’anno precedente, pertanto, è facile intuire dunque come i mezzi di profilassi autunnale, tra cui l’eliminazione delle foglie cadute, possano risultare determinanti nel contenimento della malattia.
L’obiettivo della sperimentazione sarà quello di proseguire con la valutazione di metodi meccanici per l’eliminazione dell’inoculo svernante, che si concretizza principalmente con l’eliminazione dal frutteto delle foglie cadute a terra, mediante l’utilizzo di specifiche macchine (raccoglitrici, spazzolatrici e trince).
RISULTATI
Nell’annata 2023 si è assistito a un’infezione primaria ben più pesate rispetto a quella osservata nel 2022: la ticchiolatura, insieme a molti patogeni favoriti dall’umidità, è risultata di difficile gestione e ha richiesto la massima attenzione per l’intera durata delle piogge primaverili. In un’annata così impegnativa dal punto di vista della gestione dei funghi patogeni, la tesi che risulta essere maggiormente efficacie è quella in cui l’inoculo di ticchiolatura presente sulle foglie cadute a terra è stato spazzolato dal sottofila, radunato tutto nell’interfila e fisicamente asportato dal campo. Risulta chiaro dalla sperimentazione messa in atto nel 2023 come la trinciatura non sia un’operazione sufficiente alla riduzione della comparsa dei sintomi. Questa tecnica agevola sicuramente la riduzione dell’inoculo, ma dai dati è chiaro che si tratti di un’operazione che va affiancata alla difesa chimica per la protezione dei germogli e dei frutti, la quale rimane ancora obbligatoriamente utilizzata per avere una produzione di qualità. I dati della sperimentazione hanno chiarito la maggiore efficacia della tecnica di raccoglimento delle foglie rispetto alla trinciatura al fine di ridurre l’inoculo di ticchiolatura presente in campo.
2.3 – Valutazione dell’efficacia di strategie per il contenimento del colpo di fuoco batterico delle pomacee.
Questa patologia causata dal batterio Erwinia amylovora colpisce particolarmente il pero, ma recentemente ha casato notevoli danni anche su melo. Il batterio sverna sui cancri, sulle perule delle gemme e a livello corticale, all’interno dei vasi linfatici. La diffusione avviene ad opera dell’acqua, degli insetti pronubi o attraverso le operazioni di potatura.
La penetrazione del patogeno all’interno della pianta avviene principalmente attraverso i fiori delle fioriture secondarie, ma anche attraverso ferite o stomi fogliari. Le infezioni a carico dei nuovi germogli in accrescimento si verificano con temperature comprese tra 18 e 24 °C in corrispondenza di periodi umidi e piovosi, e risultano molto frequenti in Piemonte. I sintomi, si manifestano repentinamente e sono costituiti da seccumi di foglie, fiori e germogli e, ad uno stadio più avanzato, il disseccamento di branche o dell’intera pianta
Al momento, l’intervento più efficace per contenere la diffusione della malattia è la rimondatura delle parti sintomatiche (rami e branche) e l’estirpo delle piante completamente colpite.
L’obiettivo dell’attività sperimentale sarà quello di valutare l’efficacia di prodotti in grado di limitare i sintomi nella fase primaverile – estiva (induttori di resistenza) e nel contenimento dello sviluppo vegetativo della pianta.
RISULTATI
Analizzando i dati delle temperature massime, si è potuto osservare che la diffusione del colpo di fuoco batterico è risultata maggiore durante i periodi in cui le temperature sono più alte. In particolare, durante giugno e luglio, quando le temperature sono aumentate, la diffusione è incrementata notevolmente. Questo suggerisce una correlazione positiva tra le temperature più alte e l’attività del colpo di fuoco batterico. Le condizioni di umidità possono inoltre facilitare la diffusione del batterio, anche se non sembra esserci una chiara correlazione tra le precipitazioni e la diffusione della malattia.
Analizzando il protocollo sperimentale, i dati sulla % di piante colpite, i dati meteo con le precipitazioni ed il modello matematico emerge che i trattamenti effettuati nella tesi nella quale è stato utilizzato il formulato Bion 50 WG hanno determinato una differenza statisticamente significativa per quanto riguarda l’incidenza della malattia, ovvero la % di piante colpite nel blocco sperimentale rispetto alle altre tesi (testimone compreso). Tale differenza è emersa nei rilievi effettuati il 24/07 ed il 31/07. Data la gravità della problematica e la carenza di strumenti efficaci utilizzabili, risulta indispensabile continuare a sperimentare nuove pratiche agronomiche e prodotti fitosanitari per tutelare l’areale frutticolo delle pomacee piemontese.
2.4 – Verifica dell’attività collaterale di contenimento dell’afide lanigero mediante trattamenti localizzati al colletto e in chioma in autunno e primavera.
L’afide lanigero, Eriosoma lanigerum, è un fitofago originario del Nord America, laddove attacca l’olmo americano ed il melo. Dagli inizi del novecento si è diffuso in tutto il mondo, in Europa svolge un ciclo monoico eterotopo, in quanto vive esclusivamente su melo, localizzandosi nel corso della stagione su diversi organi della pianta (radici e chioma).
Nel corso degli ultimi anni sta rappresentando una seria minaccia per tutti i meleti piemontesi tanto da rappresentare un fattore limitante. Ciò è dovuto sia alle condizioni climatiche degli ultimi anni, caratterizzate da inverni miti, primavere fresche ed autunni più caldi, che favoriscono la proliferazione del fitofago sia alla sempre minor presenza sul mercato di sostanze attive con azione specifica nei confronti dell’afide.
Si è così presentata la necessità di mettere in atto nuove strategie di difesa, volte ad abbattere la popolazione svernante a livello radicale, ma anche sulla chioma della pianta. A tal fine, nel corso della presente attività, attraverso apposito monitoraggio, verrà valutata la biologia dell’afide lanigero in particolare nella fase di migrazione delle neanidi e al contempo saranno realizzati trattamenti localizzati alla base delle piante con l’intento di ridurre la popolazione dell’insetto.
RISULTATI
Nel corso della stagione, l’effetto di alcuni trattamenti è progressivamente diminuito, come si evince dalla crescente presenza dell’afide rilevata nei mesi di giugno e luglio ed alla aggravata infestazione del testimone. Infatti, a partire dal rilievo del 21 giugno, il testimone mostra un indice di infestazione superiore rispetto alle tesi trattate in chioma.
Sono emerse differenze statisticamente significative tra il testimone e alcune tesi. L’aumento della popolazione dell’afide coincide anche con la diminuzione delle precipitazioni, dimostrando una buona correlazione con le condizioni climatiche. La gravità dell’infestazione è rimasta invariata nelle diverse tesi anche nei rilievi successivi, mentre si evidenzia una diminuzione dell’infestazione dopo il rilievo del 5 luglio a causa dell’iniziale attività del parassitoide naturale (Aphelinus mali).
Osservando la percentuale di germogli colpiti, non sono emerse differenze statisticamente significative in nessun rilievo durante la sperimentazione.
La deviazione standard, parametro che fornisce informazioni sulla variabilità dei dati, risulta essere generalmente alta in tutte le tesi, suggerendo un’alta variabilità nei risultati tra le diverse branche: questo dato indica una risposta variabile ai trattamenti e un’infestazione non omogenea da parte dell’insetto, caratteristica tipica dell’afide lanigero.
Si evince dalla sperimentazione che la durata dell’efficacia dei trattamenti effettuati in bruno in chioma ed al colletto può variare e per questo motivo potrebbe essere necessario effettuare nuovamente dei trattamenti durante questo periodo critico a stagione inoltrata.
2.5 – Valutazione dei mezzi alternativi a ridotto impatto ambientale e consentiti nella difesa biologica per il contenimento dell’afide lanigero.
L’afide lanigero del melo (Eriosoma lanigerum Haus.) è stato ed è a tutt’oggi un fitofago che risulta di difficile gestione e contenimento nei meleti piemontesi. Saranno quindi saggiati e messi a confronto prodotti alternativi per il controllo di questo afide, riferibili alla categoria dei corroboranti e concimi fogliari utilizzabili anche nei frutteti a conduzione biologica.
RISULTATI
I risultati delle ricerche condotte sono riassumibili nei seguenti punti:
- L’ effetto dei trattamenti: in generale, i trattamenti hanno avuto un certo impatto sull’infestazione, ma le differenze non sono sempre statisticamente significative;
- La persistenza dell’infestazione: nonostante l’applicazione dei trattamenti, l’infestazione è aumentata durante la stagione, suggerendo la necessità di interventi più frequenti;
- La variabilità temporale: l’infestazione, aumentata nel tempo, è stata influenzata da fattori ambientali e/o biologici. Aspetti che necessitano ulteriori approfondimenti a livello della biologia dell’insetto, mutata recentemente a causa del cambiamento climatico in atto;
- Considerazioni statistiche: le differenze numericamente significative tra i trattamenti in alcuni casi suggeriscono la migliore efficacia di alcuni prodotti rispetto ad altri, tuttavia, la valutazione visiva in campo al termine della sperimentazione (con una presenza di germogli colpiti superiore all’85 % in tutte le tesi) evidenzia come la gestione del fitofago sia diventata un fattore limitante per la melicoltura piemontese, soprattutto biologica. In questo caso specifico, il frutteto preso in analisi è stato estirpato a causa dei danni provocati dall’afide nell’autunno 2023.
2.6 – Monitoraggio Drosophila suzukii sul territorio.
L’attività è propedeutica alla pianificazione della strategia di difesa nell’ottica di ottimizzare gli interventi fitosanitari. L’attività di monitoraggio è indispensabile per fornire indicazioni precise e tempestive sul livello di rischio e sul corretto posizionamento degli interventi con l’obiettivo di ridurli. Negli ultimi anni è stata riscontrata una crescente presenza del fitofago nei ceraseti piemontesi, in particolare su varietà tardive, intaccando la produzione con picchi di danno sino al 30%.
Per il monitoraggio della popolazione, saranno posizionate trappole nei frutteti suscettibili all’attacco di questo moscerino.
Anche nel 2023 sarà condotto il monitoraggio del fitofago Drosophila suzukii in diversi impianti di ciliegio.
Gli esiti del monitoraggio saranno resi pubblici in tempo reale, a beneficio di tutti gli interessati, attraverso il sito web di Agrion (attualmente in corso di aggiornamento).
RISULTATI
Il monitoraggio svolto nel 2023, come dalle indagini condotte gli anni precedenti in diversi impianti di fruttiferi, ha messo in evidenza come D. suzukii sia ormai insediato e largamente diffuso in tutta l’area frutticola pur con variabilità nell’epoca e nel numero di catture a seconda della località e della coltura. Le piogge di maggio hanno inizialmente sfavorito il volo dell’insetto, che è stato poi abbondantemente rilevato a fine giugno/inizio luglio, in coincidenza con la maturazione delle varietà tardive di ciliegio. Nel 2023 la popolazione rilevata è stata ancora più abbondante che nel 2022: la forte infestazione del dittero si è anche manifestata su colture come l’albicocco che, pur essendo target, non sono così attrattive come il ciliegio e i piccoli frutti.
Il monitoraggio del volo del dittero è proseguito per tutto l’anno nella località di Manta: in seguito al picco di catture raggiunto nel mese di luglio, le catture sono diminuite gradualmente nel corso della stagione.
2.7 – Valutazione dell’efficacia delle lavorazioni del terreno per il contenimento di Forficula auricularia su drupacee.
Le forficule, in particolare Forficula auricularia, sono da sempre conosciute come insetti onnivori utili o moderatamente dannosi secondo l’agroecosistema in cui vengono considerate. Nella maggior parte dei casi, negli impianti frutticoli sono considerati utili predatori di afidi e altri piccoli insetti fitofagi. Su alcuni fruttiferi, e in particolare su pesco, albicocco, e più recentemente su ciliegio, possono arrecare rilevanti danni sia ai frutti che ai germogli.
La femmina, in autunno, scava un nido nel terreno nel quale depone da 50 a 60 uova. Le neanidi nascono in pieno inverno e dopo una fase gregaria si disperdono nell’ambiente. Le forme adulte compaiono nella tarda primavera. Continuerà l’attività di verifica di metodi ecosostenibili per il controllo delle popolazioni attraverso le lavorazioni del terreno in modo tale da disturbare il ciclo biologico e limitare lo sviluppo dell’insetto.
RISULTATI
La doppia lavorazione del terreno, sia nel sottofila che nell’interfila, ha determinato una differenza notevole tra le popolazioni rilevate nella tesi lavorata e nella tesi testimone.
Da questo risultato emerge che l’epoca d’intervento delle lavorazioni al suolo (fine autunno e inizio primavera) sia stata corretta rispetto al ciclo biologico di F. auricularia.
Anche dall’analisi sul danno dei frutti alla raccolta, è stata rilevata una notevole differenza tra tesi lavorata e tesi testimone.
Dalle ricerche si conferma l’anticipo del ciclo biologico del dermattero già osservato nel 2022: negli ultimi anni i primi individui giovani sono stati infatti ritrovati a inizio maggio e non nella seconda metà del mese com’era tipico dell’areale piemontese. Le cause sono da ricercare nel clima nettamente cambiato, in particolare gli inverni sempre più miti permettono a quest’insetto di arrivare in primavera con una popolazione molto numerosa: non si verifica più l’azione abbattente da parte del clima in quanto il terreno non gela (o gela per tempi limitati) e la popolazione di forficule, che creano nidi a 20/25 cm di profondità, arriva sostanzialmente intatta alla primavera. Le temperature calde di maggio favoriscono poi la fuoriuscita dei primi giovani. Proprio per i motivi prima illustrati, negli ultimi anni si è stata registrato un aumento della popolazione di F. auricularia, trend che viene confermato anche per l’anno 2023.
Progetto III – Orticoltura, fragola e piccoli frutti: Orientamento varietale
Obiettivi
La realizzazione di un impianto competitivo parte dall’individuazione delle varietà più performanti nei contesti produttivi di interesse. Per questo il Centro Ricerche per l’Orticoltura, Fragola e Piccoli Frutti di Fondazione Agrion, situato nel Comune di Boves (Cn) programma e realizza attività progettuali focalizzate sul confronto varietale tarato sulle peculiarità di ogni singola specie. Le attività progettuali partono dall’individuazione di nuove selezioni e varietà commercializzati dalle ditte sementiere e dai breeder. I materiali individuati vengono inseriti nei rispettivi campi prova per valutarne l’adattamento alle condizioni pedoclimatiche piemontesi e le potenzialità per ritenerli validi al rinnovamento e/o ampliamento varietale sia dal punto di vista produttivo che qualitativo. Questa fase di sperimentazione parcellare permette di ottenere una scrematura dei materiali che saranno avviati ad una seconda sperimentazione estesa con il maggior coinvolgimento di produttori, tecnici e operatori del settore. Questo doppio passaggio ha l’obiettivo di definire i “punti di forza” e le “criticità” dei diversi materiali a confronto con la creazione di apposite “liste di orientamento varietale” relative agli areali piemontesi e rispondenti alle esigenze dei mercati di riferimento.
Fragola e Piccoli Frutti
Le attività progettuali sono svolte interamente presso il Centro Sperimentale di Boves dove in appezzamenti dedicati a fragola e piccoli frutti vengono valutate le diverse accessioni:
- Fragola
Per la valutazione delle nuove accessioni di fragola unifera ogni anno viene allestito un tunnel di coltivazione che ospita mediamente circa 40 di varietà e/o selezioni coltivati in tunnnel e la messa a dimora in terra. Per quanto riguarda la fragola rifiorente viene utilizzato un tunnel allestito con la tecnica del fuori suolo. Mediamente vengono testati 25-30 materiali coltivati su substrato (torba).
- Piccoli frutti
45 materiali di mirtillo,
9 di lampone unifero,
20 23di lampone rifiorente,
6 mora di rovo,
10 di ribes,
3 di uva spina.
Ortaggi
Considerando le esigenze particolari delle diverse specie oggetto di confronto e le condizioni pedoclimatiche che caratterizzano i diversi areali piemontesi, le verifiche sono condotte, in parte, presso il Centro Ricerche per l’Orticoltura di Boves (per quanto riguarda lo screening varietale patata da consumo fresco) ed in parte presso aziende di riferimento (pomodoro: 14 materiali prove varietali e 5 prove con portainnesti, 20 materiali di peperone ibrido mezzo lungo, circa 10 materiali di cavolfiore e 6 di zucchino).
RISULTATI
I risultati conseguiti con le ricerche condotte nell’ambito del “Progetto III – Orticoltura, fragola e piccoli frutti: Orientamento varietale” sono stati pubblicati all’interno delle Linee tecniche orticole, distribuite gratuitamente e consultabili online sul sito della Fondazione previa registrazione (Link)
Progetto IV – Orticoltura, fragola e piccoli frutti: tecnica colturale
Obiettivi
Questo progetto ha come obiettivo l’aggiornamento delle tecniche produttive del disciplinare che il SFR rilascia con le norme di produzione integrata nonché l’aggiornamento delle linee tecniche valide per l’agricoltura biologica.
Le attività di tecnica colturale sono volte all’espletamento delle direttive previste dal PAN che prevede si utilizzino tutti i metodi e mezzi produttivi e di difesa dalle avversità delle produzioni agricole, volti a ridurre al minimo l’uso delle sostanze chimiche di sintesi e a razionalizzare la fertilizzazione, nel rispetto dei principi ecologici, economici e tossicologici.
La sperimentazione è condotta attraverso mirate prove allestite sulle problematiche evidenziate dai tecnici del coordinamento e dalle aziende agrarie e sulle innovazioni tecniche disponibili.
Nel 2023 proseguiranno alcune prove di tecnica colturale su colture orticole (pomodoro cuor di bue) e mirtillo. Per quanto riguarda il pomodoro saranno attivate due prove. Il target relativo alla prima è la resilienza applicata alla gestione della fertilizzazi0ne su pomodoro cuor di bue. Nello specifico nel terzo anno di attività ci si attende una conferma dei dati rilevati nel corso delle annate precedenti riguardo al comportamento delle piante in regime di riduzione degli apporti di fertilizzanti di origine chimica.
Una seconda prova ha come obiettivo la messa a punto del corretto binomio nesto-portinnesto per ottenere il miglior comportamento vegeto-produttivo e verificare il comportamento nei confronti dei patogeni tellurici. Si procederà all’inserimento in valutazione di alcuni portinnesti da mettere a confronto con lo standard aziendale.
Sui piccoli frutti la prova riguarda il mirtillo, coltura che negli ultimi anni ha fatto registrare notevoli incrementi di superficie. La prova avrà come obiettivo il confronto tra la tecnica di coltivazione tradizionale e quella realizzata in fuori suolo che sta registrando importanti aspettative da parte del comparto.
La globalizzazione e i mutamenti climatici influiscono su diffusione di nuovi patogeni o fitofagi. Tra questi di recente introduzione la Drosophila suzukii rappresenta al momento il fitofago più problematico per il comparto piccoli frutti (mirtillo, lampone, mora) e la fragola, che dal 2010 (anno di prima segnalazione) sono costantemente soggette all’infestazione di D. suzukii. I danni arrecati dal fitofago sono compresi tra il 5% e il 20% in mirtillo precoce, fragola unifera e lampone unifero. Più ingenti i danni a carico di mirtillo medio-tardivo, mora di rovo, fragola e lampone rifiorenti che, nelle situazioni più critiche, possono superare il 50%, andando a costituire una emergenza fitosanitaria che mette a rischio una delle filiere con le più interessanti prospettive di mercato.
Il costante e continuo monitoraggio delle popolazioni nei principali areali di coltivazione permette di informare i tecnici operanti sul territorio del potenziale rischio di danni alle coltivazioni e l’attivazione delle tecniche di difesa attiva con barriere fisiche per il contenimento dei fitofagi.
RISULTATI
Pomodoro da mensa tipologia “Cuore di Bue Albenganese” a ridotto apporto di fertilizzanti
L’andamento climatico ha influito sulla resa produttiva e sull’epoca di raccolta. La limitata presenza di umidità nei tunnel fino alla fine di aprile ha reso meno fertile il polline riducendo l’allegagione dei primi palchi. La produttività raggiunge i 20 kg/pianta con picchi di raccolta posticipati rispetto alle annate precedenti. Notevole l’influenza sulle frazioni commerciali che hanno visto prevalere la frazione a calibro maggiore (82-102 mm). Da segnalare un tardivo attacco di alternaria che non ha compromesso la produttività. Dall’analisi dei dati emerge un maggior livello produttivo (+1,44%) a carico del tunnel a concimazione contenuta che si incrementa nel dato relativo alla frazione commerciale (+3,8%). A livello di suddivisione dei calibri commerciali si registra una maggior presenza di frutti di calibro inferiore nel tunnel a ridotta fertilizzazione rispetto al testimone.
Confronto 2021-2023
Nel 2021 la produzione maggiore la si era ottenuta nella tesi a ridotto apporto con un differenziale molto ampio (+8%) mentre nel successivo biennio le rese sono state sostanzialmente simili con una maggior resa (+1%) nel tunnel aziendale nel 2022 e del 1,8% a favore del tunnel a ridotta fertilizzazione nel 2023. Questo risultato fa ipotizzare che il dato relativo al primo anno di prova potrebbe essere stato influenzato da fattori non collegati agli apporti di fertilizzanti. Escludendo quindi il dato del primo anno, sulla base dei dati ottenuti, è plausibile che, nel contesto aziendale, una riduzione del livello di fertilizzazione non incida negativamente sulla produttività. Questo dovrebbe andrebbe indagato nel lungo periodo e corredato al termine della prova, da analisi del terreno per la valutazione della fertilità residua.
Pomodoro da mensa “Cuore di Bue Albenganese”: prova portinnesti Araldino
I dati rilevati evidenziano come nel primo trapianto (7 marzo) il portinnesto che si è comportato meglio dal punto di vista della produzione totale sia stato l’SG503130. La combinazione di Araldino con Kaiser ha evidenziato invece un’ottima percentuale di commerciale. Nel secondo trapianto si colloca in testa Embajador seguito da SG503130 (quest’ultimo sempre con una percentuale di commerciale inferiore ai competitor). A fondo classifica si posiziona Kaiser. Per quanto riguarda i portinnesti osservati solamente nel secondo trapianto risultano poco interessanti Estoril e 9021 a causa del limitato sviluppo. Buono il comportamento di Ficus che evidenzia un comportamento migliore rispetto al “fratello” Sequoia. Nel confronto con i dati ottenuti nel biennio 2022-2023, Kaiser evidenzia un miglior comportamento nel primo trapianto mentre risulta essere meno competitivo nel test relativo alla seconda epoca di trapianto.
Mirtillo gigante americano: confronto coltivazione in suolo e fuori suolo
Dai dati ricavati e dalle considerazioni effettuate in precedenza è possibile dire che le piante in vaso hanno mostrato una maggiore attività vegetativa con un maggior sviluppo di rami e germogli, permettendo quindi una produzione di frutti superiore e di più elevata pezzatura. Le piante coltivate in suolo hanno confermato la ridotta crescita dell’anno precedente, portando ad una produzione scarsa e dal ridotto interesse commerciale.
Drosofila suzukii
Il monitoraggio della popolazione di Drosophila suzukii ha evidenziato, una importante riduzione del numero di individui catturati rispetto alle annate precedenti in tutti i siti di monitoraggio con percentuali comprese tra il 17% e il 78%. La minor contrazione della popolazione della postazione collocata nell’incolto evidenzia ancora una volta la preferenza da parte dell’insetto, di aree marginali possibilmente ombreggiate e con disponibilità di acqua. Il test relativo alla “Drosotrap®” ha evidenziato un’elevata efficacia nel contesto di valutazione con catture costantemente superiori rispetto alla trappola artigianale. La valutazione della trappola TrapView ha messo in luce alcune problematiche nella gestione del monitoraggio da remoto. L’impossibilità di monitorare quanto presente sotto lo strato colloso determina un delta negativo nel conteggio degli insetti del 10%. Più importante a livello generale il differenziale determinato dall’osservazione da remoto. Nel periodo di test (luglio-ottobre) la fotocamera ha restituito la presenza di 168 individui (non distinti tra maschi e femmine) sul piatto colloso mentre la lettura dello stesso eseguita in laboratorio ha evidenziato la presenza di ben 609 drosofile. Alla luce di quanto osservato emerge come il dispositivo sia ancora da perfezionare. Il contrasto a questo fitofago inizia con l’applicazione di corrette pratiche agronomiche quali aumento delle distanze di impianto, pulizia dei filari, raccolte accurate e tempestive, nelle situazioni di condizioni pedoclimatiche maggiormente adatte al fitofago le corrette pratiche agronomiche posso venire integrate con l’applicazione sul perimetro dell’appezzamento della cattura massale. In contesti più rischiosi quanto esposto può non essere sufficiente e si deve necessariamente far ricorso all’adozione di barriere fisiche. Dalle prove svolte si è visto che dimensioni delle maglie anche fino a 1,62 mm2 consentono un buon controllo del fitofago e permette un maggior passaggio di aria contenendo il tasso di umidità e l’aumento della temperatura.
Progetto V – Corilicoltura: Orientamento varietale
Obiettivi
L’obiettivo generale è quello di fornire utili indicazioni sulla qualità di nuove varietà o selezioni rese disponibili dalla filiera vivaistica che potrebbero essere utilizzati per arricchire il paniere varietale con materiali di elevata qualità generale idonei alla diffusione sul territorio piemontese.
Le attività del progetto vengono svolte nei Centri Ricerche di Fondazione Agrion, situati nei Comuni di Cravanzana (Cn) e Carpeneto (Al).
Come per gli altri centri, al fine di implementare il “pool varietale e clonale” presente in Piemonte, si continuerà ad effettuare un’esplorazione mediante ricerca bibliografica e contatti diretti con centri di ricerca internazionali che operano attivamente per il miglioramento genetico del nocciolo. Si valuteranno nuovi materiali oltre quelli già messi a dimora e provenienti dalle Università dell’Oregon (Tonda Pacifica, McDonald, Sacajawea, Yamhill e Wepster), di Perugia (Tonda Francescana) e di Torino (Cloni di Tonda Gentile:UNITO-AD 17, UNITO–MT5, UNITO-MT4 e UNITO-PD6).
Scopo della sperimentazione è quello di valutare, rispetto a TGT standard, l’adattabilità del materiale impiantato.
I costi di spollonatura sono tra i più elevati nella gestione di un corileto. Disporre di portinnesti non polloniferi rappresenta una soluzione ideale per questo problema.
Presso i centri di ricerca di Cravanzana e Carpeneto si continuerà a valutare il portinnesto “Dundee”, selezionato presso l’Università dell’Oregon e derivato dall’incrocio tra Corylus colurna x Corylusa vellanae, innestato con TGT e cloni di TGT di UNITO-MT5.
Nel 2023, oltre al portinnesto “Dundee”, verranno sottoposte ad osservazione le piante di TGT innestate su Corylus colurna messe a dimora la scorsa stagione. Come portinnesto, il colurna, oltre alla totale assenza di polloni, presente una buona vigoria e una interessante rusticità generale (minor sensibilità alla siccità). Inoltre c’è maggior disponibilità di materiale già innestato presso i vivai rispetto alla selezione Dundee (attualmente non reperibile presso i vivaisti piemontesi) che è da innestare successivamente. Ciò permetterà, negli anni successivi, di valutare l’affinità tra portinnesto e innesto, la forma di allevamento, la produttività ad ettaro e il comportamento vegeto-produttivo in condizione pedoclimatiche diverse. A tale scopo verranno messe a dimora per ciascuna sede parcelle di TGT innestate su portinnesto di colurna e parcelle di TGT come ecotipo a confronto.
L’obiettivo dell’attività, volto a rendere il sistema produttivo più economico e al tempo stesso più sostenibile a livello ambientale, è di sperimentare in pieno campo nell’areale rappresentativo della corilicoltura e in quelli di nuova espansione, varietà non pollonifere per ottenere un noccioleto in cui la gestione del suolo sia interamente meccanizzata e non sia necessario ricorrere a diserbo e spollonatura tradizionale.
RISULTATI
I risultati conseguiti con le ricerche condotte nell’ambito del “Progetto V – Corilicoltura: Orientamento varietale” sono stati pubblicati all’interno delle Linee tecniche corilicole, distribuite gratuitamente e consultabili online sul sito della Fondazione previa registrazione (link: https://www.agrion.it/consulta-la-guida/)
5.1 Valutazione in pieno campo di cloni di élite di Tonda Gentile
Dai rilievi fitopatologici effettuati nel corso della stagione è emerso come, per i cloni in prova nel centro sperimentale di Cravanzana, l’eriofide (Phytoptus avellanae) e l’oidio turco (Erisiphe corylacearum) siano stati le uniche avversità riscontrate nel campo prova clonale. I dati ottenuti dai rilievi sono in linea con le rilevazioni fatte in altri noccioleti sulla cultivar Tonda Gentile in Piemonte. Per quanto concerne l’oidio turco è stata riscontrata la sua presenza sui soli polloni dei diversi cloni e l’infezione non ha intaccato la chioma delle piante, mentre per l’eriofide, sui cloni in sperimentazione presso l’azienda Nasio di Cravanzana, la percentuale media di attacco è risultata del 18% e del 23% sulla TG Standard. Nel caso di Carpeneto l’operatività sperimentale ha continuato a rappresentare un vero e proprio “ambiente limite” per le coltivazioni corilicole, considerata la generale e prolungata scarsità di precipitazioni e le particolarità pedologiche del terreno di impianto. È risultato complicato poter svolgere i diversi rilievi fitopatologici per la scarsa presenza di un numero rappresentativo di foglie presenti sulle piante monitorate. Gli unici riscontri sono stati la presenza di gemme gallate da eriofide, così distribuiti 9 piante di UNITO-MT5, 4 di UNITO-AD17 e 5 di Tonda Gentile. Per quanto concerne l’entrata in produzione dei cloni, anche in questo caso l’operatività ha risentito del “ambiente limite”, non si sono comunque riscontrate differenze di epoca, mentre non è stato possibile svolgere le analisi carpomerceologiche su frutti della prova clonale per il limitato quantitativo di nocciole prodotto dalle diverse piante. Per il sito di Carpeneto sono stati effettuati ulteriori rilievi di accrescimento vegetativo. Si riconferma una buona risposta di accrescimento per il clone UNITO-MT5 seguito dal clone UNITO-AD17 che presenta uno sviluppo vegetativo simile a quello della TG Standard. Per l’entrata in produzione dei cloni presenti nel campo sperimentale di Cravanzana, non si è riscontrata una differenza di epoca, ma una differenza di resa e produzione a pianta e a ettaro. Il clone UNITO-AD17 ha ottenuto la resa in sgusciato più elevata (47,47%) con una presenza esigua di semi vuoti (1,3%) rispetto all’ecotipo standard. Un buon risultato, in termini di resa è stato ottenuto anche dal clone UNITO-MT4 (47,45%) per il quale non sono stati riscontrati semi vuoti rispetto a quanto riscontrato nelle altre selezioni a confronto.
5.2 Impiego di portainnesti non polloniferi per la gestione ecosostenibile del noccioleto
Osservando i dati si evidenzia che per il sito di Cravanzana si ha avuto una produzione media di polloni che per la Tonda Gentile innestata su Dundee è di poco superiore a quella del clone UNITO MT5, ma comunque nettamente inferiore all’ecotipo standard che ha presentato una media di 29 ricacci/pianta. Mentre nel sito di Carpeneto la produzione di polloni per la Tonda Gentile innestata su Dundee si è attestata sullo zero, rispetto all’ecotipo standard che ha presentato una media di 23 polloni/pianta. In entrambi i siti è stato valutato lo sviluppo vegetativo dell’ecotipo standard e del clone UNITO MT5 innestati su Dundee.
Per quanto concerne l’affinità d’innesto valutando i dati raccolti si può affermare che il portainnesto Dundee nei confronti di entrambe le tipologie di innesto utilizzato presenti un’affinità del 100% sulle piante attecchite.
Le produzioni (g/pianta) sono da rapportare a piante non ancora in piena produzione. L’impianto è stato messo a dimora nel 2017 (novembre) e quindi si trova al 5° anno. Dal dato produttivo emerge una miglior produttività della TG standard con una produzione media per pianta di 930 grammi, seguita dal clone UNITO-MT5 innestato su Dundee con 400 grammi di nocciole per pianta ed infine la TG innestata su Dundee con 336 grammi pianta.
I dati evidenziano inoltre buoni valori di resa allo sgusciato e in generale, la più performante è stata la tesi del clone UNITO-MT5 innestato su Dundee con il 46,4% di resa teorica, rispetto ai valori molto vicini ottenuti da TG standard (45,3%) e TG innestata su Dundee (44,6%).
Dai rilievi fitopatologi, per entrambi i siti è emersa al momento la sola sensibilità all’eriofide simile a quella dell’ecotipo standard: il rilievo percentuale delle gemme gallate (su 100 gemme controllate) è stato del 24% per le piante innestate e del 20% per le piante di Tonda Gentile, dati molto simili visto che il materiale innestato su portainnesto è sempre Tonda Gentile o clone di essa. Per quanto concerne i rilievi sulla precocità di entrata in produzione delle piante, non sono emerse differenze tra le piante innestate rispetto all’ecotipo standard.
Per quanto concerne i rilievi sulla precocità di entrata in produzione delle piante, non sono emerse differenze tra le piante innestate rispetto all’ecotipo standard.
5.3 Nuove varietà di nocciolo per il territorio
Dai rilievi fitopatologici effettuati nel corso della stagione per le varietà McDonalds, Sacajawea, Tonda Pacifica, Tonda Francescana, Wepster e Yamhill, site nei centri sperimentali di Cravanzana e Carpeneto, è stata riscontrata la sola presenza di oidio autoctono (Phyllactinia corylicola).
Nel solo appezzamento di Cravanzana non si sono verificate delle fallanze da dover reintegrare e l’attecchimento è risultato del 100%, mentre per quanto riguarda le varietà piantumate nella sede di Carpeneto la percentuale di attecchimento si attesta intorno al 60-65%, ad eccezione della varietà Sacajawea (33,33%)
In merito alla produttività, l’unico dato disponibile è quello della varietà Yamhill, unica varietà che ha dato produzione e solo nel sito di Cravanzana, con una produzione media a pianta di 42,43 grammi.
Per le diverse varietà presenti in entrambi gli impianti in cui si segue la prova varietale sono state redatte le schede pomologiche UPOV senza la parte riguardante i descrittori dei frutti siccome non si ha avuto la produzione da nessuna delle varietà in prova, tranne che per la varietà Yamhill.
Progetto VI – Corilicoltura: tecnica colturale
Obiettivi
La progettazione del corileto è un aspetto estremamente importante per garantire produzioni di qualità e prevenire le problematiche fitopatologiche.
In quest’ottica, Agrion ha realizzato, presso la Tenuta Cannona di Carpeneto (AL), un impianto pilota nel quale si confrontano diversi sesti e distanze di impianto al fine di verificarne le potenzialità produttive in funzione dello sviluppo delle piante e il conseguente effetto di ombreggiamento delle chiome.
Nello specifico, sono stati posti a confronto i sesti e le distanze di impianto seguenti:
- sesto di impianto quadrato: 5 x 5 m;
- sesto di impianto quinconce: 5 x 5 m;
- sesto di impianto quadrato: 6 x 3 m;
- sesto di impianto quinconce: 6 x 3 m;
- sesto di impianto quadrato: 6 x 6 m;
- sesto di impianto quinconce: 6 x 6 m.
RISULTATI
I rilievi effettuati nel 2023 hanno evidenziato una percentuale elevata di fallanze legata a causa della presenza dell’elevata presenza di fauna selvatica. Al fine del proseguimento della prova di valutazione di differenti sesti di impianto si è provveduto a sostituire le fallanze. Non si sono potuti svolgere i rilievi su accrescimento vegetative, fitopatologici, di entrata in produzione delle piante, delle caratteristiche carpologiche dei frutti alla raccolta ed i dati di produttività (rese/ettaro) siccome al fine di omogeneizzare le diverse tesi, nel 2021 si è proceduto alla capitozzatura delle piante per impostare la forma di allevamento.
Progetto VII – Nocciola di qualità
Obiettivi
Il tavolo tecnico nocciolo ha indicato come attività prioritarie quelle relative alla soluzione delle criticità derivanti dai danni da cimice, dall’avariato sui frutti e dalle problematiche che caratterizzano la cascola pre-raccolta.
Il progetto “Nocciola di qualità” è suddiviso in tre sottoprogetti:
1. CIMICE ASIATICA: MONITORAGGIO, AZIONI DI CONTENIMENTO E LOTTA BIOLOGICA
le diverse tipologie di difesa adottabili nei confronti di Halyomorpha halys, allo scopo di sviluppare strategie di controllo ecosostenibili ed ecocompatibili per la salvaguardia delle produzioni agricole piemontesi e delle molteplici filiere ad esse collegate;
2. L’AVARIATO E LE AFLATOSSINE NELLE NOCCIOLE
i fattori predisponenti l’alterazione dei frutti riferibili all’avariato in pre e post-raccolta e la contaminazione da micotossine, mediante il monitoraggio di fattori biotici e abiotici e le loro correlazioni;
3. CASCOLA PRERACCOLTA, CRITICITA’ MULTIFATTORIALE
le dinamiche della cascola preraccolta, criticità multifattoriale con importante incidenza sulla produttività.
RISULTATI
Le attività svolte nel 2023 sono servite per ampliare le conoscenze riguardo la descrizione del fenomeno della cascola e per confermare i risultati ottenuti nel corso delle prove 2022. Le prove di impollinazione incrociata eseguite per individuare cultivar che possano fornire un’efficiente impollinazione alla cv Tonda Gentile Trilobata, hanno evidenziato che tutte le cultivar testate sono geneticamente compatibili con TGT e portano alla produzione di nocciole, con percentuali di allegagione comprese tra il 49 e il 68%. Il maggior numero di nocciole per infruttescenza si è ottenuto dai pollini di Pauetet e Unito 3L. La UNITO 119 conferma di determinare il maggior numero di nocciole vuote alla raccolta. La scarsa contemporaneità di fioritura rimane il punto critico dell’impollinazione della cultivar TGT: le cultivar con fioritura maschile più tardiva (Tonda Romana e UNITO G1), forniscono risultati meno soddisfacenti rispetto alle altre cultivar. Il polline di Tonda Francescana, testato nel corso del 2022, ha presentato fioritura maschile molto tardiva, e a causa della non contemporaneità non è stato testato perché difficilmente potrà essere consigliato come impollinatore di TGT in condizioni di campo. La cultivar Volumnia 1 utilizzata in sostituzione della TF ha dato buoni risultati e verrà nuovamente testata nel 2024. In definitiva, dopo i primi due anni di prove le cv che si sono dimostrate più efficaci come impollinatore di TGT sono state Pauetet, UNITO 101, UNITO 3L, Daria. Non si evidenziano differenze di rilievo nelle analisi carpologiche tra le nocciole ottenute da polline di diverse varietà. Le indagini sull’andamento e sull’entità della cascola, ripetute negli stessi noccioleti utilizzati nel 2022, hanno confermato che la cascola comincia ad inizio giugno con la caduta di infiorescenze (molto ridotta) e delle infruttescenze che portano frutticini di piccole dimensioni; nel mese di luglio le infruttescenze cascolate presentano frutti a fine accrescimento del guscio, all’interno dei quali (mediamente 60-70% dei casi) non è presente il seme, oppure è presente un seme abortito o raggrinzito. Da rimarcare, così come accaduto nel corso del 2022, che anche alla raccolta dei frutti è presente una quota non trascurabile di frutti che possono essere assimilati al cascolato. Si tratta di nocciole che non si staccano dall’involucro e che quindi non costituiscono prodotto vendibile. L’entità della cascola ha presentato alcune differenze tra i siti di indagine; è risultata molto simile a quella dell’anno precedente nei siti di Lu e Cravanzana, con una cascola pari a circa il 20%, e molto ridotta nel sito di Manta (6%). Diversamente, si è registrata una cascola molto abbondante per il sito di Cossombrato (65% dei frutti prodotti dalla pianta è cascolato e risulta non vendibile). Ricercando le cause che possono aver portato a tali differenze tra i noccioleti testati, sono state eseguite nuovamente le analisi fogliari e le analisi del suolo. Le analisi del suolo, evidenziano lo scarso contenuto in sostanza organica e azoto, per il sito di Cossombrato, caratteristica peraltro in comune con il terreno del sito di Cravanzana. Le analisi SPAD eseguite a fine luglio, confermano che le piante dei noccioleti di queste due località presentano un’efficienza fotosintetica inferiore rispetto ai noccioleti di Lu e Manta. I valori delle analisi fogliari indicano il noccioleto di Cossombrato come il più povero dal punto di vista nutrizionale soprattutto in potassio. I terreni di Lu e Manta, sono in generale più ricchi dal punto di vista nutrizionale e le analisi fogliari non evidenziano carenze per nessun elemento. La qualità delle nocciole ottenute nel 2023 non presenta sostanziali differenze tra i 4 siti, se non per le dimensioni delle nocciole, anche se Cossombrato presenta le più basse rese dello sgusciato, a causa di una maggior presenza di difetti.
Le differenze di produttività possono essere imputate anche al diverso andamento climatico. Sebbene l’annata 2023 abbia presentato meno criticità rispetto all’anno precedente, nei siti di Lu e Cossombrato la piovosità è risultata insufficiente (meno di 300 mm nel periodo maggio-agosto) con oltre 20 gg di temperature superiori ai 35°C. Al contrario il sito di Manta ha avuto una temperatura estiva più fresca e una maggior piovosità.
I dati rilevati nel secondo anno di prova, indicano che i fattori nutrizionali e climatici sono certamente tra i più rilevanti nel determinare l’entità della cascola. L’utilizzo di fitoregolatori in grado di supportare le piante nel momento di maggior richiesta di nutritivi (fecondazione, accrescimento frutto) è stato testato in una prova che ha previsto l’utilizzo di SPRINTEX NEW® L (Biolchim). Tuttavia, dai dati ottenuti, non è stata rilevata nessuna differenza significativa tra le piante trattate e non trattate.
Per dare maggior consistenza ai dati ottenuti nei due anni di indagine, è previsto nel corso del 2024 di proseguire con le prove di impollinazione e di descrizione e quantificazione della cascola, con l’obiettivo di individuare i fattori principali coinvolti nel ‘fenomeno’ cascola e concentrare le risorse su quelli che consentano pratiche agronomiche in grado di supportare le piante durante la produzione. Tuttavia, appare chiaro fin d’ora come la vocazionalità ambientale (in termini di clima e terreno) giochi un ruolo predominante nel determinare o meno il ‘successo’ produttivo della coltura.
Progetto VIII – Vitivinicoltura: Vitigni resistenti a peronospora e odio
Obiettivi
L’innovazione varietale viticola si è arricchita di nuovi materiali; ibridi interspecifici resistenti a peronospora e oidio licenziati dall’Istituto di genomica Applicata e dall’Università di Udine ed edite da VCR – Vivai Rauscedo.
La Fondazione coordina la rete dei siti sperimentali piemontesi su queste varietà resistenti finalizzata alla raccolta dati e al giudizio di adattabilità agronomica agli areali piemontesi e all’attitudine alla vinificazione.
Il Gruppo operativo comprende: Fondazione Agrion, l’Istituto Umberto I di Alba e DISAFA Università di Torino.
La Fondazione Agrion effettuerà le microvinificazioni presso la propria cantina sperimentale che è a disposizione del Gruppo di lavoro.
RISULTATI
Il 2023 è stata un’annata complessa dal punto di visto termopluviometrico, la terza di fila. Nonostante questo, si sono ottenuti dati significativi sia per quanto riguarda la resistenza ai patogeni sia per quanti riguarda la produzione. A un inizio di primavera fortemente siccitoso sono seguiti un maggio e giugno fortemente piovosi che hanno causato un’elevata pressione per quanto riguarda la peronospora e il black rot a cui gli ibridi resistenti hanno reagito bene non evidenziando alcun sintomo riconducibile alle malattie. Stesso risultato per la seconda parte di stagione invece caratterizzata da una pressione maggiore relativa all’oidio. In vigneto si sono ottenuti dati maggiormente significativi riguardo le produzioni che hanno raggiunto la piena produzione. Anche quest’anno la raccolta è avvenuta precocemente ed è evidente come sia importante seguire correttamente le curve di maturazione tecnologica per raccogliere le uve con buoni valori analitici. Nei prossimi anni si valuterà attentamente questo aspetto, in particolare modo in relazione al pH e all’acidità totale, per verificare il comportamento di questi ibridi in annate caratterizzate da un andamento termopluviometrico meno estremo. Anche i risultati enologici sono stati positivi e grazie alle maggiori produzioni ottenute anche più rappresentativi se comparati alle annate precedenti. Si confermano ancora una volta assenza di sentori riconducibili al parentale americano e contenuti in metanolo ampiamente entro i limiti di legge, entrambi aspetti che si temono quando si tratta di questi ibridi. Il secondo impianto sperimentale presso il Centro di Carpeneto ha avuto un ottimo sviluppo vegetativo e dal prossimo anno vedrà sei nuove varietà di ibridi resistenti entrare in produzione.
Progetto IX – Vitivinicoltura: Confronto cloni di Dolcetto
Obiettivi
È ormai universalmente riconosciuto che l’utilizzo di materiale di moltiplicazione selezionato rappresenta il punto di partenza irrinunciabile per l’impianto dei nuovi vigneti. Solo grazie ad esso, infatti, gli impianti potranno garantire nel tempo produzioni caratterizzate da elevati standard qualitativi con minori costi di gestione.
Per le cultivar nazionali ed internazionali di larga diffusione la disponibilità di cloni selezionati è elevata, mentre per molte cultivar a diffusione regionale e locale è decisamente più limitata. Saranno quindi valutati 12 recenti cloni di Dolcetto selezionati con il progetto CLONVIT e impiantati nel 2016 presso il vigneto della Fondazione Agrion per promuoverne la diffusione sul territorio.
Nel 2022 la Fondazione Agrion ha scelto i vitigni più interessanti sia dal punto viticolo che enologico, nel 2023 verranno raccolte le gemme per la moltiplicazione, al fine di predisporre il materiale per un vigneto sperimentale di valutazione di secondo livello, in modo da ottenere anche dati dalle vinificazioni di questi cloni, impossibile fino ad oggi per l’esiguo numero di piante a disposizione.
RISULTATI
I dati raccolti in questa stagione hanno permesso una caratterizzazione più approfondita dei cloni che si sono ulteriormente avvicinati alla piena produzione. Osservando i dati si nota un aumento significativo della vigoria e delle quantità di uva e legno prodotte nonostante le condizioni termopluviometriche tutt’altro che ottimali. Allo stato attuale i cloni che appaiono più interessanti e quindi meritevoli di essere meglio caratterizzati in un campo di valutazione di secondo livello sono: Cà del Bric 2, Cà del Bric 4, Cavelli 8 e La Piria 4. Nella prossima stagione è possibile che anche Cascina Borgatta 5 e La Piria 2 diano risultati interessanti. Appare invece evidente una oggettiva difficoltà nel portare avanti i cloni Forti del Vento 2 e Albareto Alto 1 che non dispongono di un numero di piante adeguato a effettuare una valutazione rappresentativa delle loro caratteristiche. Di qualità minore appare Albareto Alto 3 che nonostante la buona produzione da un punto di vista quantitativo anche quest’anno ha avuto difficoltà a mantenere un pH accettabile delle uve alla vendemmia.