La coltivazione del pesco in Piemonte: – 52% negli ultimi tredici anni

Il VII incontro di Eufrin nella sede di Fondazione Agrion per ragionare sulle strategie di rilancio della filiera peschicola

Pesche e nettarine: due frutti sempre meno coltivati in Italia e in particolare nelle regioni settentrionali, dove, a causa dei cambiamenti climatici e della propagazione di alcuni patogeni, è sempre più difficile ottenere una coltivazione peschicola di successo.
Per lavorare alle possibili soluzioni in collaborazione con gli altri ricercatori europei, Fondazione Agrion fa parte di Eufrin, organizzazione  informale e volontaria nata a Bonn nel 1993, che riunisce ricercatori di paesi dell’Unione Europea, Svizzera ed Europa Orientale in quindici gruppi di lavoro specializzati.
Quest’anno è stata proprio Fondazione Agrion a ospitare il VII Meeting Eufrin con l’incontro del gruppo di lavoro Apricot and Peach, che si è svolto giovedì 20 e venerdì 21 giugno nella sede di Manta.

Il Meeting

Davide Nari è il referente di Agrion in Apricot and Peach, il gruppo Eufrin specializzato nella valutazione varietale del pesco e dell’albicocco, e fa parte del comitato organizzatore del VII Eufrin Peach and Apricot WG Meeting: “durante la prima giornata, a porte chiuse, si sono tenute un’analisi dei dati agropomologici raccolti nella prova di confronto varietale comune e la presentazione dei risultati degli studi effettuati sulla fenologia del pesco nei diversi areali europei. La giornata di venerdì è stata invece dedicata al confronto dei programmi di miglioramento genetico e alla riflessione sull’introduzione di nuove varietà con specifici caratteri di adattabilità ai cambiamenti climatici e di resistenza alle malattie”.
Il gruppo Apricot and Peach riunisce costitutori varietali e valutatori pubblici e privati di tutta Europa specializzati nella filiera peschicola che collaborano per individuare insieme strategie e soluzioni per superare le problematiche presenti e future. Il gruppo, come afferma la Presidente Daniela Giovannini, ha tra gli obiettivi principali quello di “armonizzare il sistema di valutazione varietale in UE, poco omogeneo nei metodi e negli strumenti impiegati, col fine ultimo di migliorare la diffusione e la qualità delle informazioni sulle cultivar appena immesse sul mercato”.

Criticità per la filiera

Tra il 2010 e il 2023, la superficie coltivata a pesco in Italia è passata dai 90.259 ai 56.114 ha, con una riduzione che sfiora il 40%. Tra le regioni che più hanno subito la contrazione c’è il Piemonte (-52%, oggi 3.030 ha) dopo il Veneto (-70%, oggi 1.418 ha) e l’Emilia Romagna (-66%, oggi 8.348 ha). Parallelamente si conferma lo spostamento sempre più marcato della coltura verso sud, dove la produzione resta tendenzialmente stabile: la Sicilia con 6.870 ha (-1%), in leggera contrazione la Puglia con 4.733 ha (-5%) e la Campania, principale regione peschicola italiana con una riduzione più marcata, con 18.673 ha (-12%).
Pavlina Drogoudi, ricercatrice Demeter, sottolinea: “la regione mediterranea è quella più colpita dal cambiamento climatico e da un drammatico aumento delle temperature, soprattutto negli ultimi cinque anni. Nelle zone più fresche si nota una fioritura anticipata del pesco mentre nelle regioni più calde il riscaldamento globale ha comportato una riduzione del periodo di freddo necessario alla coltura. Per questo l’identificazione di cultivar resilienti e con una buona adattabilità alle variazioni climatiche è una delle strategie più importanti per contrastare gli eventi climatici ostili”.
Ed è proprio l’individuazione di varietà idonee a filiere corte attraverso raccolti maturi in pianta l’approccio più in linea con il mercato moderno per rilanciare la filiera del pesco e dell’albicocco.

Un lavoro cooperativo e comunitario, dunque, per cercare risposte e soluzioni a un segmento molto specifico della filiera frutticola. Giacomo Ballari, Presidente della Fondazione Agrion, ha dichiarato: “è un onore ospitare l’incontro Eufrin dedicato a pesco e albicocco, dopo che nel 2010 avevamo ospitato l’incontro sulle varietà di melo e pero. Questa è oggi nuova e preziosa opportunità sia per la Fondazione che per i ricercatori che, confrontandosi e facendo rete, hanno la possibilità non solo di valutare l’approccio più corretto, ma anche di migliorare il futuro della filiera peschicola”.

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