Acronimo: SELEVIT
Gli standard qualitativi elevati che ha raggiunto la viticoltura piemontese sono merito anche della ricerca in ambito del miglioramento genetico ed in particolare della selezione clonale volta ad identificare cloni di varietà di vitigni autoctoni capaci di produrre rispondendo al meglio alle esigenze produttive e del mercato.
I ricercatori del CNR-IPSP, da trent’anni a questa parte, hanno condotto la selezione clonale ottenendo oltre 140 cloni di varietà di vite che sono stati omologati dal CNR-IPSP ed iscritti nel Registro nazionale delle varietà di vite.
Le fonti primarie dei cloni omologati vengono custodite in una screen house; dalle fonti primarie derivano le piante, franche di piede, messe a dimora in un impianto di 19 tunnel pacciamati e coperti da rete anti insetto, che ospitano le piante madri marze di categoria base. Da queste, annualmente, si prelevano le gemme utili per produrre barbatelle di categoria base necessarie ai vivaisti viticoli per realizzare impianti di piante madri marze che daranno origine a barbatelle di vite, di categoria certificata, messe a dimora dai viticoltori nei vigneti.
Le fonti primarie dei cloni omologati, da cui derivano le piante madri marze di categoria base, sono state affidate dal CNR-IPSP alla Regione Piemonte, titolare del Ce.pre.ma.vi. (centro di premoltiplicazione di materiale viticolo), uno dei nove nuclei di premoltiplicazione operanti sul territorio nazionale che fornisce al comparto vivaistico viticolo materiale di moltiplicazione della vite di categoria base.
La conservazione delle fonti primarie conservate in screen house e delle piante madri marze allevate nell’impianto a tunnel necessita di una serie di interventi agronomici, inseriti all’interno del presente progetto.
Il progetto si avvale della collaborazione di un vivaio viticolo, di comprovata esperienza in materia, come il Vivaio cooperativo regionale Vivalb (VIVALB), per gestire le attività del Ce.pre.ma.vi. consistenti nella:
- conservazione delle fonti primarie custodite in screen house;
- gestione delle piante madri allevate nei tunnel;
- premoltiplicazione per la produzione di materiale di moltiplicazione di categoria base;
Altri obiettivi del progetto sono portati avanti dai ricercatori del CNR-IPSP nell’ambito del miglioramento genetico della vite con la selezione di somacloni di Nebbiolo CVT185 e di portinnesto 110R ottenuti in laboratorio, sfruttando l’embriogenesi somatica. Durante questo processo di rigenerazione possono, infatti, insorgere mutazioni casuali o possono essere direttamente indotte mutazioni, mediante la somministrazione di particolari agenti selettivi nei terreni di coltura. La variabilità genetica risultante da queste mutazioni può essere quindi sfruttata ai fini del miglioramento genetico, mediante la selezione di genotipi aventi maggiore resistenza a stress biotici ed abiotici.
Una volta ambientati in condizioni semi-controllate di serra, i somacloni di Nebbiolo e 110R selezionati hanno mostrato interessanti attitudini a tollerare stress ambientali sia di tipo abiotico, come lo stress idrico, che biotico, come l’attacco di determinati patogeni. Occorre tuttavia verificare se la migliorata adattabilità dei somacloni selezionati si mantiene tale anche in campo. I portinnesti 110R mutati sono stati impiantati in vigneto presso la sede di Carpeneto della Fondazione Agrion (Tenuta Cannona). Prima della valutazione agronomica e fisiologica in vigneto, è tuttavia necessario lasciar ingrossare i somacloni di Nebbiolo gestiti in screen house ed effettuare prove di innesto, attività che sono previste nel presente progetto. L’obiettivo ultimo è infatti quello di innestare i somacloni selezionati di Nebbiolo CVT185 sui portinnesti 110R mutati, con la prospettiva di verificare successivamente le risposte agronomiche e fisiologiche di questa combinazione in pieno campo. Per quanto concerne invece i somacloni di portinnesto 110R mutati e mantenuti in vigneto presso la Tenuta Cannona, i dati eco-fisiologici ottenuti nel primo anno di sperimentazione in campo sono risultati particolarmente promettenti, ed hanno effettivamente evidenziato una maggiore tolleranza di questi genotipi a condizioni di deficit idrico in vigneto a confronto con la pianta madre. Tuttavia, occorre indagare su più annate tali risposte e confermarle prima di procedere all’impiego definitivo dei nuovi portinnesti. Un’indagine su più anni è anche funzionale a stabilire la tolleranza dei genotipi selezionati a stress ambientali multipli, inclusa l’insorgenza di patogeni.
Un’altra attività del progetto valuterà il caolino come possibile strumento per aiutare a mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici in vigneto. In diversi studi è riportata una riduzione dei danni alla superficie fogliare e una protezione dalle bruciature su grappolo. Tra gli altri effetti che vengono attribuiti al caolino troviamo anche un effetto repellente verso numerosi insetti, tra cui di interesse per la vite si deve citare Popillia japonica, miglioramento delle prestazioni fotosintetiche in situazioni di stress e un maggiore accumulo di antociani. Alcuni studi riportano anche un effetto positivo sull’utilizzo dell’acqua da parte della pianta (traspirazione, conduzione stomatica e potenziale idrico). Sebbene venga diffusamente riconosciuto un ruolo positivo associato all’uso di questa argilla nel vigneto ci sono anche studi dove non sono stati rilevabili gli effetti sopracitati e, anzi, concentrazioni troppo elevate del prodotto in alcuni casi hanno ridotto l’efficienza della fotosintesi. Risulta quindi necessario indagare direttamente in campo, sul suolo piemontese e con le cultivar locali i possibili vantaggi che possono derivare dalla sua applicazione che, considerati la facilità di distribuzione, i costi, la non pericolosità per l’operatore e l’utilizzo in biologico, può rappresentare un importante strumento per i viticoltori piemontesi.