NOCCIOLA DEL PIEMONTE: GESTITA L’EMERGENZA CIMICE ASIATICA, ORA E’ LA CASCOLA PRE RACCOLTA A METTERE A REPENTAGLIO LA PRODUTTIVITA’ DEI NOCCIOLETI

Dal lavoro del coordinamento Agrion, che porta a sintesi numerosi monitoraggi su tutto il territorio Piemontese, emerge un quadro in chiaro scuro. Trapela soddisfazione per aver messo a punto in questi anni un sistema di gestione dell’emergenza della cimice asiatica che anche se non ha eradicato totalmente il problema, ha comunque permesso di tenere sotto controllo le infestazioni di questo insetto alieno e soprattutto di limitarne i danni sui frutti riducendo al minimo l’impatto delle azioni di difesa.

Se quindi per Halyomorpha halys si sono prese le misure dando spazio ai Parassitoidi di radicarsi e quindi di coadiuvarci in modo naturale al suo controllo, vengono segnalate alcune criticità su altre specie di cimici che aimè non sono controllate dai principali parassitoidi introdotti in questi anni.

Il fenomeno che però rischia di far passare notti insonni ad agricoltori e ricercatori è la cascola precoce, che già durante le prime fasi di questa campagna corilicola 2024 è stata particolarmente intensa ed evidente.

La caduta anticipata dei frutti a terra non ancora maturi e talvolta nemmeno fecondati comporta grandi perdite di produzione per le aziende corilicole dislocate sul territorio.
Questo fenomeno, dovuto a cause multifattoriali, presente da sempre nei corileti piemontesi con incidenze marginali in termine di perdite di prodotto, negli ultimi anni si è intensificato con perdite considerevoli di produzione tali da minarne la sostenibilità produttiva.

La Fondazione Agrion, in appoggio con tecnici e produttori, dal 2020 è attiva attraverso il progetto “Nocciola Qualità” in collaborazione con l’Università di Torino ed ha sviluppato un’intensa attività di ricerca sul tema al fine di monitorare e ridurre le principali problematiche tra cui la cascola preraccolta.

Di cascola vi sono due tipologie, la cosiddetta cascola “tradizionale” e la cascola da “Brownstain disorder”.

La prima, quella “tradizionale”, è associabile a differenti cause sia fisiologiche che non, legate ad un insieme di fattori quali: scarsa o insufficiente impollinazione, squilibri nutrizionali e idrici, fattori patogenici, metereologici, punture da parte di insetti, vocazionalità dei terreni ed anomalie di tipo genetico, legate alla varietà. Ciò comporta la caduta precoce a terra dei frutti, ancora avvolti nell’involucro e all’interno i gusci si presentano privi di seme o con semi non sviluppati.

La seconda è identificabile con un aumento della caduta anticipata dei frutticini dovuto al fenomeno identificabile con il termine di “Brownstain disorder “, anche comunemente detto “disordine delle macchie scure”.

Questo sintomo comporta, tra maggio e luglio, la caduta anticipata dei frutticini ancora racchiusi nel loro involucro, i quali presentano arrossamenti e imbrunimenti più o meno marcati sul guscio esterno. Talvolta, da queste colorazioni brunastre fuoriescono essudati di colore scuro e all’interno i tessuti appaiono spugnosi ed anneriti. Questo disordine fisiologico è un fenomeno complesso, dovuto principalmente a stress termici e luminosi e squilibri nutrizionali. L’andamento climatico in primis influenza tale fenomeno, si parla di stress della pianta dovuti a sbalzi termici importanti, persistenti per lungo periodo e a condizioni estreme sia di secco che di pioggia. In particolar modo concorrono a contribuire a questa fisiopatia periodi eccessivamente piovosi, con temperature basse e nuvolosità elevata. La persistenza di questi fattori, comporta un’attività fogliare e quindi fotosintetica della pianta ridotta, con conseguente riduzione dell’attività fisiologica della pianta compreso il processo di fruttificazione.

A livello agronomico un aspetto di fondamentale importanza, per la salute delle piante e la loro produzione, riguarda la disponibilità degli elementi nutritivi sia nel suolo che nella pianta stessa. Occorre prestare particolare attenzione all’effettivo assorbimento dei macro e micro elementi nutritivi in funzione del pH del suolo. Rivestono, peraltro, un ruolo cruciale anche le diverse attività di ringiovanimento degli impianti che possono essere svolti attraverso potature mirate, per effettuare la sostituzione di branche obsolete o malate e non più produttive, oppure tramite l’effettuazione di un rinnovo dell’impianto, attraverso l’espianto e il successivo reimpianto del corileto ponendo particolare attenzione agli impollinatori. Nella scelta degli impollinatori, al fine di migliorare la capacità produttiva del noccioleto, è necessario tenere presente alcuni aspetti basilari quali periodo di fioritura della varietà principale e della varietà impollinatrice, abbondanza di emissione di polline da parte degli impollinatori, costanza di fioritura negli anni e l’inserimento di almeno un 10% di impollinatori sul totale delle piante all’ettaro. Tutte queste attività permettono di ridurre la presenza di cascola pre raccolta ed aumentarne la resa produttiva e qualitativa del noccioleto.

A fronte di tutto ciò, ed in funzione del fatto che, la sostenibilità del settore corilicolo passa indiscutibilmente attraverso una grande qualità che riesca a impattare sui mercati nazionali e internazionali e un adeguato livello di quantità di produzione, risulta fondamentale e necessario rafforzare sia la ricerca che la sperimentazione in questo settore.

Pertanto l’obiettivo futuro di Agrion è, oltre quello di monitorare scrupolosamente l’andamento delle diverse problematiche che affliggono il nocciolo, mettere in atto diverse innovative strategie per poter fornire al comparto corilicolo strumenti utili per poter ottenere produzioni con standard di qualità e quantità alle quali siamo da sempre abituati.

Le principali sfide future da attuare riguardano:  l’impostazione di linee guida per il rinnovo degli impianti a fine ciclo e la loro corretta futura gestione, contrastare i fenomeni di stanchezza ed erosione del suolo, svolgere accurate indagini sulla fisiologia e nutrizione della pianta per meglio rispondere ai cambiamenti climatici in essere, valutare cloni e varietà maggiormente performanti per il territorio e gestire le emergenti e nuove avversità (funghi ed insetti) mantenendo alta l’attenzione nei confronti della salute degli operatori e della sostenibilità ambientale. 

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